Riepilogo post aprile 2025

Sempre più spesso sento dire da imprenditori e manager che l'intelligenza artificiale (IA) è il futuro della cybersecurity. È certamente vero che l'IA offre strumenti sofisticati e capacità di analisi sorprendenti, capaci di identificare in tempo reale minacce informatiche e anomalie comportamentali. Ma davvero credi che basare la sicurezza informatica della tua azienda esclusivamente su sistemi automatizzati di IA sia una scelta priva di rischi?

Da consulente senior con oltre vent'anni di esperienza in sicurezza informatica, voglio spiegarti chiaramente perché questa visione è pericolosamente incompleta.

Cosa può realmente fare l'IA per la tua sicurezza informatica?

Non c'è dubbio che l'IA porti con sé numerosi benefici quando applicata alla cybersecurity:

  • Rilevamento rapido delle minacce: grazie a capacità avanzate di machine learning, l'IA può individuare attacchi informatici prima ancora che questi diventino evidenti.
  • Analisi continua e predittiva: l'intelligenza artificiale può monitorare costantemente reti e sistemi, anticipando anomalie e potenziali rischi con efficienza impressionante.
  • Automazione della risposta iniziale: alcune attività di risposta immediata possono essere delegate all'IA, accelerando notevolmente i tempi di intervento.

Questi vantaggi sono concreti e indiscutibili. Tuttavia, è fondamentale che tu comprenda anche i limiti e i rischi associati all'affidamento esclusivo dell'IA per la tua cybersecurity aziendale.

Limiti e rischi nascosti degli strumenti basati su IA

Nel corso della mia attività ho potuto riscontrare spesso che la fiducia cieca negli strumenti automatizzati genera problemi significativi:

  • Falsi positivi e negativi: l'IA non sempre riesce a distinguere tra attività legittime e minacce reali, portando a falsi allarmi o, peggio, ignorando attacchi reali perché classificati erroneamente come innocui.
  • Adattabilità degli attaccanti: i cybercriminali evolvono rapidamente le loro tecniche, imparando ad aggirare gli algoritmi di sicurezza basati esclusivamente su IA. Un sistema basato solo sull'intelligenza artificiale può non reagire tempestivamente a minacce nuove e non previste.
  • Mancanza di contesto strategico: l'IA agisce esclusivamente secondo algoritmi predefiniti, incapace di comprendere la complessità strategica e operativa della tua azienda. Questo limita enormemente la capacità di intervento efficace e mirato.

"L'intelligenza artificiale non sostituisce la competenza umana, ma la completa. Un sistema basato esclusivamente su IA manca di un elemento cruciale: l'intuizione strategica umana."

L'insostituibile valore aggiunto della supervisione umana

In qualità di consulente IT esperto, credo fermamente che la supervisione umana rimanga indispensabile per gestire la cybersecurity aziendale in modo realmente efficace. Ecco perché:

  • Analisi strategica: solo un professionista esperto è in grado di comprendere la complessità reale delle minacce informatiche nel contesto della tua specifica azienda.
  • Decisioni basate su esperienza concreta: mentre l'IA segue esclusivamente modelli preimpostati, l'esperienza umana permette decisioni strategiche basate su conoscenze approfondite del business e della cybersecurity.
  • Gestione delle crisi: durante un incidente informatico grave, l'intervento umano tempestivo e competente è cruciale per ridurre i danni, gestire la comunicazione e mitigare gli impatti legali e reputazionali.

Nel mio lavoro, l'utilizzo di strumenti di IA non sostituisce mai la mia esperienza personale, ma al contrario diventa uno strumento prezioso che migliora le mie capacità di intervento. Puoi scoprire di più sul mio approccio e sulle mie competenze specifiche visitando la mia pagina di presentazione.

IA e consulente IT: la combinazione ideale per la tua azienda

Una cybersecurity aziendale veramente robusta non deriva esclusivamente dall'adozione di tecnologie innovative, ma dall'integrazione intelligente tra strumenti avanzati e competenze umane specializzate. Quando combinate, queste due componenti generano un valore aggiunto che nessuna delle due può offrire singolarmente.

Ecco alcuni esempi concreti di come posso integrare efficacemente IA e competenza umana nella tua azienda:

  • Audit avanzati di sicurezza informatica, combinando analisi predittive automatizzate con approfondimenti manuali dettagliati.
  • Formazione mirata del personale aziendale, usando strumenti automatizzati per identificare vulnerabilità interne e correggerle tramite interventi formativi personalizzati.
  • Gestione degli incidenti, sfruttando velocità e precisione dell'IA per la rilevazione iniziale, seguita da interventi strategici umani per mitigare danni e ripristinare rapidamente l'operatività.

Conclusione: la cybersecurity è un problema troppo serio per essere delegato interamente a un algoritmo

Se la tua azienda sta considerando di adottare strumenti basati esclusivamente su IA per gestire la sicurezza informatica, ti invito a riflettere con attenzione. Affidarsi completamente a tecnologie automatizzate non significa necessariamente proteggersi meglio: potrebbe anzi generare vulnerabilità nascoste e costi imprevisti difficili da gestire.

Se vuoi un supporto esperto e qualificato per integrare efficacemente tecnologie innovative con competenza strategica avanzata, contattami subito. La mia esperienza ultraventennale è a tua completa disposizione per assicurarti una cybersecurity aziendale solida, innovativa e realmente sicura.

Il termine codice legacy evoca immediatamente immagini di sistemi software vecchi, complicati e spesso inaffidabili. Forse anche la tua azienda gestisce ancora applicazioni PHP scritte anni fa, basate su versioni ormai obsolete come PHP 4 o PHP 5. Queste applicazioni continuano a funzionare, almeno apparentemente, ma posso assicurarti – forte di oltre vent'anni di esperienza nella consulenza IT – che ignorare il problema del codice legacy è una decisione molto rischiosa dal punto di vista aziendale.

Perché il refactoring non è solo una questione tecnica

Molti imprenditori e responsabili aziendali pensano al refactoring come a una pura operazione tecnica, una questione che riguarda esclusivamente gli sviluppatori e che ha poco impatto sulla strategia aziendale. Ma in realtà, il refactoring del codice legacy rappresenta una scelta strategica di grande importanza perché influisce direttamente su:

  • Sicurezza informatica: codice legacy significa vulnerabilità nascoste, falle di sicurezza non corrette, e dati aziendali costantemente esposti a rischi elevati.
  • Costi operativi nascosti: mantenere codice legacy è estremamente costoso, sia per la manutenzione quotidiana che per gli interventi straordinari di emergenza in caso di malfunzionamenti.
  • Prestazioni aziendali: applicativi basati su codice datato diventano rapidamente lenti e instabili, penalizzando operatività, produttività e soddisfazione dei tuoi clienti.

"Mantenere un codice legacy non è risparmiare, ma investire continuamente risorse per mantenere attivo qualcosa che inevitabilmente diventerà ingestibile."

Refactoring e modernizzazione: investire per crescere

Il refactoring, specialmente quando riguarda vecchio codice PHP 4.x o 5.x, implica non solo la riscrittura parziale o totale del codice, ma anche una sua modernizzazione secondo best practices aggiornate, come l'uso di pattern di progettazione (design patterns), strumenti moderni come Composer, e framework solidi come Laravel.

Ecco alcuni vantaggi immediati del refactoring del codice legacy:

  • Riduzione drastica dei rischi di sicurezza: eliminando codice obsoleto, patch temporanee e sistemi di autenticazione datati, si chiudono numerose falle di sicurezza che oggi potrebbero essere già sfruttate da attaccanti esterni.
  • Diminuzione dei costi di manutenzione: un codice moderno e ben strutturato è più semplice da mantenere, gestire e aggiornare, abbattendo significativamente i costi di manutenzione quotidiana.
  • Incremento della stabilità operativa: con il refactoring ottieni applicazioni più affidabili e scalabili, capaci di affrontare picchi di traffico e richieste crescenti da parte dei clienti.

Come capire quando è necessario il refactoring?

Forse ti stai chiedendo se il tuo codice sia già nella categoria "legacy" e necessiti di un intervento urgente. Ecco alcuni segnali chiari che non dovresti ignorare:

  • L'applicazione è basata su versioni obsolete di PHP (inferiori alla 7.x).
  • Ogni modifica richiede tempi lunghissimi e genera effetti collaterali imprevisti.
  • Ci sono numerose patch temporanee applicate nel tempo per correggere rapidamente problemi emergenti.
  • I tuoi sviluppatori sono sempre più restii a modificare il codice, temendo problemi difficili da prevedere.

Se riconosci anche uno solo di questi segnali, è il momento giusto per affrontare il refactoring in modo serio e strutturato.

Gli errori comuni da evitare durante il refactoring

Nel corso della mia attività consulenziale, ho riscontrato diversi errori che le aziende commettono quando decidono finalmente di intervenire sul codice legacy:

  • Refactoring superficiale: piccoli interventi sporadici senza un piano strategico chiaro generano più problemi di quanti ne risolvano.
  • Mancanza di test approfonditi: refactoring senza una copertura adeguata di test automatizzati (PHPUnit, Behat) rischia di introdurre nuovi bug.
  • Approccio "Big Bang": rifattorizzare tutto contemporaneamente è rischioso e costoso. Una strategia incrementale è sempre la più efficace.

Per evitare questi errori e gestire correttamente il processo di refactoring, occorre un approccio rigoroso e competente. Se vuoi scoprire come posso aiutarti direttamente in questo processo, consulta la mia pagina di presentazione.

Il refactoring come leva strategica per il tuo business

Non devi considerare il refactoring del codice legacy soltanto come un problema tecnico da risolvere, ma come una vera e propria strategia di crescita aziendale. Un'applicazione moderna, ben strutturata e affidabile rappresenta un asset strategico, capace di dare un reale vantaggio competitivo alla tua azienda.

"Investire oggi nel refactoring è investire nel futuro della tua azienda, garantendo efficienza, sicurezza e continuità operativa."

È il momento di agire: non aspettare che sia troppo tardi

Se hai capito che il codice legacy è un peso che frena la tua azienda, allora è il momento di intervenire concretamente. Affrontare subito questo problema ti permette di trasformare un rischio in un'opportunità, aumentando la produttività, abbattendo i costi nascosti e garantendo una sicurezza informatica robusta e sostenibile nel tempo.

Come consulente IT specializzato nella gestione di progetti complessi e modernizzazione di sistemi legacy, posso accompagnarti in ogni fase del refactoring, assicurandoti competenza tecnica, visione strategica e risultati concreti.

Se desideri approfondire questo argomento e valutare insieme come intervenire sul tuo codice legacy, contattami subito: la mia esperienza ultraventennale è a tua disposizione per trasformare una criticità tecnica in una reale opportunità di crescita strategica per la tua azienda.

Negli ultimi anni, termini come GDPR e NIS2 sono diventati estremamente familiari nel contesto aziendale italiano. Tuttavia, molte PMI continuano a considerare queste normative come un semplice onere burocratico, ignorando quanto siano cruciali per la sicurezza aziendale e quanto sia rischioso sottovalutare gli obblighi che comportano. Nel mio lavoro di consulente esperto in sicurezza e conformità normativa, ho potuto constatare di persona come questa leggerezza sia costata molto cara a diverse aziende.

Se anche tu pensi che queste normative siano solo una formalità, ti consiglio di leggere con attenzione.

Cosa prevede realmente il GDPR?

Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) è entrato in vigore nel 2018, ma molte aziende ancora oggi non sono pienamente conformi ai suoi requisiti principali. Alcuni aspetti che devi considerare seriamente:

  • Consenso esplicito per il trattamento dei dati personali.
  • Informative trasparenti e chiare su come utilizzi i dati.
  • Misure tecniche e organizzative per la sicurezza dei dati.
  • Nomina obbligatoria di un Data Protection Officer (DPO) in certi casi.

Molte aziende ritengono erroneamente che basti un semplice banner di consenso o una policy generica sul proprio sito per essere conformi. Ti garantisco che non è così. Una violazione del GDPR può portare a sanzioni fino al 4% del tuo fatturato annuo globale o fino a 20 milioni di euro, a seconda di quale importo sia più alto.

"Molte aziende scoprono troppo tardi che un mancato investimento iniziale in conformità costa infinitamente più caro delle procedure preventive."

La direttiva NIS2: cosa devi sapere

Forse meno conosciuta ma altrettanto importante è la direttiva NIS2, recentemente introdotta dall’Unione Europea per rafforzare la sicurezza informatica di aziende che operano in settori strategici, come energia, trasporti, sanità, finanza e telecomunicazioni.

NIS2 obbliga a:

  • Implementare politiche efficaci di gestione del rischio.
  • Segnalare immediatamente incidenti gravi di sicurezza informatica.
  • Garantire formazione periodica e costante al personale interno.
  • Mantenere procedure documentate e verificabili per la cybersecurity.

Se operi in questi settori e non sei conforme alla NIS2, la tua azienda rischia sanzioni fino a 10 milioni di euro o fino al 2% del fatturato globale annuo.

Gli errori comuni che espongono la tua azienda a rischi enormi

Durante le mie consulenze, spesso riscontro errori che le aziende sottovalutano completamente, esponendosi così a rischi altissimi:

  • Assenza di un registro aggiornato dei trattamenti dati: obbligatorio per GDPR, spesso trascurato dalle PMI.
  • Misure di sicurezza insufficienti o improvvisate: backup irregolari, assenza di crittografia, sistemi non aggiornati e server non protetti.
  • Formazione del personale inadeguata: dipendenti inconsapevoli delle normative e dei comportamenti da adottare, aumentando drasticamente il rischio di incidenti.

Se riconosci almeno uno di questi errori nella tua azienda, ti consiglio vivamente di intervenire immediatamente.

Come puoi garantire la conformità GDPR e NIS2?

Per evitare sanzioni e danni reputazionali gravi, la tua azienda deve adottare un approccio strategico che include:

  • Audit iniziale approfondito: analizzare in dettaglio il tuo livello attuale di conformità normativa e identificare rapidamente le aree di rischio.
  • Implementazione di politiche e procedure formali: dalla gestione dei dati personali ai protocolli di sicurezza informatica, tutto deve essere documentato e verificabile.
  • Formazione obbligatoria e continua: il personale deve essere sempre aggiornato sulle procedure di sicurezza e compliance normative.
  • Monitoraggio costante e reportistica trasparente: adottare strumenti che ti consentano di avere piena visibilità sul trattamento dati e sulla gestione della sicurezza informatica.

Questo è esattamente ciò che faccio quotidianamente per i miei clienti: fornire consulenza strategica e operativa per garantire che le loro aziende siano conformi, protette e sicure. Se vuoi approfondire il mio metodo di lavoro e la mia esperienza specifica, visita la mia pagina personale.

La conformità normativa come opportunità strategica

Forse ti sorprenderà, ma essere conforme a GDPR e NIS2 non è solo un obbligo: è anche un'opportunità reale. Una conformità solida e verificabile può diventare un vero e proprio vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti meno rigorosi. I clienti oggi sono sempre più attenti alla sicurezza dei loro dati, e mostrarsi affidabili su questo tema può incrementare significativamente la fiducia e la reputazione della tua azienda.

"Investire nella conformità normativa significa investire nella reputazione e nel futuro della tua azienda."

Il mio ruolo come consulente esperto nella compliance GDPR e NIS2

Come consulente senior con oltre vent'anni di esperienza nella sicurezza informatica e nella gestione della compliance normativa, sono perfettamente in grado di guidare la tua azienda attraverso questo percorso delicato. Non offro soluzioni generiche, ma un approccio altamente personalizzato che parte dalla tua situazione reale per costruire una strategia concreta e sostenibile nel tempo.

Se hai dubbi sulla conformità attuale della tua azienda o vuoi semplicemente approfondire il tema con un esperto di riferimento, non aspettare che sia troppo tardi: contattami subito.

Ricorda sempre: prevenire le violazioni costa infinitamente meno che gestirne le conseguenze.

Negli ultimi anni il termine cloud computing è diventato onnipresente, quasi una parola magica che promette innovazione, risparmio e scalabilità immediata. Sicuramente anche tu avrai valutato, o stai valutando, se sia arrivato il momento giusto per portare la tua azienda sul cloud. Tuttavia, in qualità di consulente con oltre vent'anni di esperienza, devo avvisarti chiaramente: una migrazione al cloud fatta senza una corretta strategia non solo è rischiosa, ma potrebbe compromettere seriamente l’operatività aziendale.

I falsi miti della migrazione al cloud

Molte PMI italiane cadono spesso nell’errore di approcciare il cloud in maniera superficiale, spinte dalla convinzione che sia automaticamente la soluzione migliore. Ma è davvero così semplice?

Ecco alcune convinzioni errate che incontro regolarmente:

  • "Con il cloud risparmio sempre" – Non necessariamente. Senza un'attenta analisi dei costi e delle esigenze aziendali, il cloud potrebbe addirittura aumentare sensibilmente le spese operative mensili.
  • "Il cloud è sempre sicuro" – Il cloud offre certamente elevati standard di sicurezza, ma solo se configurato e gestito correttamente. Una configurazione errata può rendere i tuoi dati vulnerabili quanto un sistema tradizionale obsoleto.
  • "Tutti stanno migrando al cloud, quindi devo farlo anche io" – Questa logica di imitazione è pericolosissima: ogni azienda ha esigenze diverse. Senza una valutazione strategica reale, rischi di investire in soluzioni non adatte alla tua realtà operativa.

"La migrazione al cloud è una scelta strategica, non una moda da seguire passivamente."

Quando la migrazione al cloud è davvero vantaggiosa?

La migrazione al cloud è una scelta eccellente e strategicamente vantaggiosa quando risponde chiaramente ad alcune esigenze specifiche:

  • Scalabilità rapida e flessibile: ideale per aziende con forte variabilità nel traffico e nelle risorse necessarie, come gli e-commerce o i servizi SaaS.
  • Necessità di riduzione dei costi infrastrutturali fissi: utile per aziende che vogliono trasformare costi fissi di manutenzione hardware e software in costi variabili più sostenibili.
  • Disaster Recovery e backup affidabili: il cloud offre soluzioni robuste per garantire continuità operativa in caso di incidenti informatici o disastri fisici.

Se la tua azienda rispecchia una o più di queste situazioni, allora la migrazione al cloud può essere realmente strategica e vantaggiosa.

I rischi reali di una migrazione al cloud gestita male

D'altro canto, migrare al cloud senza una strategia precisa può avere conseguenze gravi e impreviste. Nella mia carriera ho visto concretamente aziende affrontare problemi critici come:

  • Esplosione dei costi mensili: errata configurazione o dimensionamento sbagliato delle risorse cloud generano bollette mensili estremamente elevate.
  • Perdita o esposizione accidentale di dati: policy di sicurezza errate, errori umani nella configurazione dei permessi o backup mal gestiti possono esporre i tuoi dati a rischi enormi.
  • Mancata compliance normativa: passare al cloud senza considerare le implicazioni GDPR e NIS2 può generare multe e sanzioni gravissime, oltre a danni reputazionali permanenti.

Questi rischi possono essere evitati soltanto con una pianificazione strategica precisa e una consulenza IT competente. Nella mia attività professionale, mi occupo proprio di affiancare aziende nella definizione e gestione della migrazione verso infrastrutture cloud sicure, sostenibili e adatte alle loro reali esigenze operative.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

Migrare al cloud: le fasi essenziali per evitare problemi

Per una migrazione al cloud realmente efficace, è fondamentale seguire alcuni passaggi precisi, che mi sento di consigliarti con convinzione:

  1. Analisi delle reali necessità aziendali: comprendere chiaramente quali risorse sono necessarie, quali dati devono essere protetti e come garantire continuità operativa.
  2. Valutazione accurata del cloud provider: scegliere il provider (AWS, Azure, Google Cloud) in base a criteri tecnici, economici e normativi precisi.
  3. Definizione della strategia di migrazione: scegliere se adottare un approccio graduale (lift-and-shift) o un refactoring applicativo completo verso tecnologie cloud-native (ad esempio Docker, Kubernetes, serverless).
  4. Monitoraggio e ottimizzazione continua: una volta migrati, è necessario monitorare costantemente prestazioni e costi per mantenere sempre l'efficienza operativa.

Se ti sembra complesso, è perché lo è davvero. Non è qualcosa che puoi improvvisare o affidare a personale interno non specializzato. Se vuoi scoprire come posso aiutarti concretamente in questo percorso, ti invito a conoscere meglio il mio profilo professionale.

Il cloud richiede competenza reale, non improvvisazione

In conclusione, la migrazione al cloud può essere una grande opportunità per la tua azienda solo se gestita con reale competenza e visione strategica. Sottovalutare la complessità tecnica e normativa di questo processo espone inevitabilmente la tua azienda a rischi gravi, costosi e facilmente evitabili.

Come consulente IT e Cloud specialist, il mio compito è affiancarti in ogni fase di questa delicata transizione, garantendoti non solo sicurezza tecnica, ma anche chiarezza strategica e sostenibilità economica a lungo termine.

Se hai compreso che il cloud può essere una grande opportunità, ma vuoi assicurarti di affrontare questo passaggio nel modo giusto e senza rischi, contattami subito. Valuteremo insieme le soluzioni migliori per portare la tua azienda al livello successivo in totale sicurezza e con la certezza di un investimento realmente strategico.

Troppo spesso la sicurezza informatica è vista esclusivamente come una "spesa tecnica inevitabile": qualcosa da limitare al minimo indispensabile, o peggio, da affrontare solo dopo che è già accaduto un incidente. In oltre vent'anni di esperienza consulenziale, posso assicurarti che questa visione è completamente sbagliata, e soprattutto molto rischiosa per il futuro della tua azienda.

La sicurezza informatica non è un costo accessorio, ma un vero e proprio investimento strategico. Un investimento capace non solo di evitare costi altissimi in futuro, ma anche di creare un reale vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.

L’illusione del risparmio immediato

Il primo errore che incontro abitualmente nelle PMI italiane è quello di pensare che limitare gli investimenti in sicurezza informatica generi un risparmio reale. Al contrario, ti posso garantire che le conseguenze finanziarie e operative della mancanza di sicurezza sono nettamente superiori rispetto ai costi di prevenzione e gestione preventiva.

Qualche esempio pratico?

  • Incidenti informatici gravi come ransomware o attacchi DDoS, che paralizzano l'azienda per giorni o settimane.
  • Furto o perdita di dati sensibili che porta a sanzioni severe in base al GDPR e alla normativa NIS2, con danni reputazionali permanenti.
  • Riparazioni e interventi emergenziali, che richiedono costi immediati molto alti, spesso superiori ai budget annuali previsti per l'intera sicurezza aziendale.

Ogni euro non investito oggi diventa un rischio moltiplicato domani. È una realtà che ho visto verificarsi più volte di quanto vorrei ammettere.

La cybersecurity come vantaggio competitivo reale

Investire seriamente in cybersecurity, invece, ti garantisce benefici molto più ampi rispetto alla semplice protezione tecnica:

  • Fiducia dei clienti: dimostrare di aver adottato strategie di sicurezza avanzate consolida la fiducia dei tuoi clienti e partner commerciali, migliorando la tua reputazione sul mercato.
  • Conformità normativa garantita: evitare sanzioni e multe garantendo piena conformità a normative severe come GDPR e NIS2 diventa un reale vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti che non rispettano le regole.
  • Continuità operativa e stabilità: un'azienda sicura è un'azienda stabile, che può pianificare il proprio futuro senza l’incertezza costante generata dai rischi informatici.

Quando parlo con imprenditori e manager che hanno capito il valore reale della sicurezza informatica, spesso mi sento dire: "Maurizio, avremmo dovuto iniziare prima!" – questo perché hanno finalmente compreso che un investimento serio nella sicurezza non è solo tecnicamente vantaggioso, ma strategicamente fondamentale.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

Cosa rende efficace una strategia di sicurezza informatica?

Una strategia realmente efficace deve includere alcuni elementi chiave, che vanno ben oltre la semplice installazione di antivirus o firewall:

  • Analisi avanzata del rischio (risk assessment) per identificare chiaramente le minacce specifiche che la tua azienda deve affrontare.
  • Politiche e procedure aziendali chiare, come policy di gestione delle password, procedure di aggiornamento regolari e formazione periodica del personale.
  • Monitoraggio continuo e proattivo dei sistemi informatici tramite strumenti avanzati (ad esempio, SIEM come Splunk, Graylog o ELK Stack).
  • Investimento in formazione continua, per creare una cultura aziendale realmente consapevole e responsabile in materia di cybersecurity.

Per realizzare una strategia simile, ovviamente serve una figura professionale competente e affidabile, capace di affiancarti in maniera strategica e operativa. Se vuoi conoscere meglio come posso aiutarti concretamente, dai uno sguardo al mio percorso professionale.

La differenza tra costo e investimento è nella visione a lungo termine

Come consulente IT e strategico, spesso aiuto le aziende a guardare oltre il breve periodo, mostrando loro che la cybersecurity non è semplicemente un insieme di procedure tecniche: è soprattutto un investimento strategico a lungo termine.

Se oggi ti sembra che i costi siano elevati, ti invito a riflettere su quanto costerebbe realmente affrontare un incidente informatico serio, come un data breach o un ransomware. Il costo di recupero, le multe normative, le perdite finanziarie immediate e la perdita di clienti fedeli superano sempre e di gran lunga qualunque investimento preventivo.

"La sicurezza informatica è come un'assicurazione: speri sempre di non averne bisogno, ma quando arriva il momento critico, ringrazi sempre di aver investito con lungimiranza."

Quando devi iniziare a investire in cybersecurity?

La risposta migliore è sempre: adesso. Non aspettare che succeda qualcosa di grave. Se hai dei dubbi sullo stato attuale della sicurezza informatica della tua azienda, o se vuoi discutere insieme a me come affrontare concretamente la situazione, la cosa migliore da fare è agire subito.

La mia esperienza ultraventennale è a tua disposizione. Possiamo valutare insieme rischi e opportunità, individuare gli investimenti realmente necessari e impostare una strategia che protegga la tua azienda oggi e le permetta di prosperare domani.

Se vuoi fare il primo passo verso una sicurezza informatica realmente efficace e strategica, contattami subito: definiremo insieme un piano chiaro, trasparente e realmente vantaggioso per il futuro del tuo business.

Nel contesto delle piccole e medie imprese italiane, è purtroppo comune assistere a una gestione - per così dire - "informale" dell’infrastruttura IT. Spinti da logiche di risparmio a breve termine o da una percezione distorta del valore del supporto tecnologico, molti imprenditori si affidano a figure prive di specializzazione per la gestione di componenti critici del proprio sistema informativo. Una scelta che, a fronte di un’apparente convenienza iniziale, può trasformarsi in un rischio sistemico concreto e in un costo elevato per l’azienda.

Sto parlando del famoso "cugino" che si occupa di informatica, il "sedicente tecnico" che "sa come funziona", o il Dipendente che "ha fatto un corso online" non sono figure professionali in grado di garantire un’infrastruttura IT sicura, performante e conforme alle normative vigenti.

La gestione dell’IT richiede competenze specifiche, aggiornamento continuo e una visione d’insieme che solo un professionista esperto può fornire.

Il falso risparmio delle scelte basata sul costo e non sul valore

Affidare la gestione della propria infrastruttura IT a personale non certificato o a risorse improvvisate può sembrare una soluzione funzionale nel breve termine. Tuttavia, i danni che derivano da configurazioni errate, manutenzioni inadeguate o assenza di policy di sicurezza strutturate si manifestano inevitabilmente, sotto forma di blocchi operativi, vulnerabilità, violazioni normative o perdita di dati. Come illustrato nel mio profilo professionale, ritengo che una gestione IT competente sia da considerarsi una colonna portante dell’affidabilità e della continuità aziendale.

Sicurezza informatica: un settore che non ammette approssimazioni

L’ecosistema delle minacce informatiche evolve quotidianamente. Ogni componente dell’infrastruttura – dal sistema operativo, al server web, fino ai database – rappresenta un potenziale vettore d’attacco se non correttamente configurato e mantenuto. Ad esempio, personale operativo (o collaboratori esterni) non aggiornato/i sulle vulnerabilità CVE, sulle buone pratiche di hardening dei sistemi o sulle tecniche di contenimento del danno (es. segmentazione della rete, policy di accesso minimi privilegi) non sono in grado di offrire un livello di protezione accettabile.

Il rischio? Intrusioni, ransomware, esposizione di dati personali, e violazioni gravi della normativa GDPR o NIS2, oltre che inefficienza, codice sorgente non mantenibile (o che funziona solo su una ed una sola specifica configurazione sistemistica), e reputazione aziendale compromessa. Questi scenari non sono ipotesi teoriche, ma incidenti documentati con cadenza quotidiana. Se la sicurezza dei tuoi dati ti preoccupa e vuoi una valutazione professionale della tua situazione, non esitare a contattarmi per una consulenza specializzata.

Hai bisogno di un esempio recente e concreto? Basta leggere cosa è successo ad Eprice per rendersi conto di quanto possa essere devastante un attacco informatico. Tempi recenti, stiamo parlando del 30 Marzo 2025.

Efficienza operativa e ottimizzazione: l’IT come vettore di produttività

Una gestione inefficiente delle risorse IT porta, inevitabilmente, a rallentamenti, downtime non pianificati, e scarsa reattività nel gestire le criticità. Questi problemi impattano direttamente sulla produttività interna, impedendo ai dipendenti di lavorare in modo fluido e interrompendo attività core aziendali. La mancanza di una visione d’insieme su rete, storage, sistema informativo e software gestionali porta a "silos tecnologici", configurazioni incoerenti e carenze strutturali.

Un’infrastruttura ottimizzata richiede competenze trasversali: networking, cybersecurity, automazione, scripting, monitoring. Solo un professionista esperto è in grado di coniugare performance e sicurezza, adottando strumenti avanzati come backup incrementali off-site, containerizzazione delle applicazioni, e automazione delle patch di sistema.

Perdita di dati: un rischio inaccettabile

La perdita di dati, parziale o totale, è uno degli scenari più temuti – e, purtroppo, più frequenti – tra le PMI con infrastrutture non gestite professionalmente. L’assenza di strategie strutturate di backup e disaster recovery espone l’azienda a rischi altissimi, spesso non coperti nemmeno da assicurazioni informatiche o piani di continuità operativa.

Un professionista progetta soluzioni di backup distribuite (on-premises e cloud), automatizzate, monitorate e testate periodicamente. L’obiettivo non è solo salvare i dati, ma garantirne la restituibilità certa in tempi definiti (Recovery Time Objective) e in modalità funzionali (Recovery Point Objective).

Peraltro, la perdita di dati, se facenti parte il (vasto) mondo di quelli sensibili, può portare a sanzioni pesanti in caso di violazione del GDPR. La gestione dei dati deve essere una priorità assoluta, e non un aspetto secondario.

Scalabilità: l’infrastruttura deve crescere con la tua azienda

Un altro limite della gestione IT non specializzata è l’impossibilità di progettare sistemi scalabili. Molti ambienti crescono in modo disordinato: server sovraccarichi, applicazioni legacy non manutenute, assenza di strumenti di orchestrazione o monitoring. Questo scenario frena l’adozione di nuove tecnologie, impedisce l’integrazione con fornitori esterni e rende vulnerabili anche le semplici espansioni di business.

O peggio, PMI che basano il loro core business su infrastrutture IT dedicando meno del 1% del fatturato a questo aspetto. Un errore che può costare caro, in termini di downtime, perdita di dati, inefficienza operativa e, in ultima analisi, reputazione aziendale.

Una progettazione moderna dell’infrastruttura deve essere modulare, ridondata, osservabile e predisposta alla crescita. Un contractor esperto sa valutare i carichi attuali, prevedere i trend futuri, e proporre soluzioni scalabili: da un’infrastruttura ibrida (cloud + locale) fino alla containerizzazione delle applicazioni mission-critical.

Conformità: un aspetto tecnico e legale da non trascurare

Il panorama normativo europeo impone standard sempre più stringenti in materia di protezione dei dati e gestione dell’infrastruttura informatica. Il GDPR, la Direttiva NIS2, e in prospettiva il Cyber Resilience Act, definiscono obblighi chiari per le aziende: logging, tracciabilità, protezione dei dati, continuità del servizio.

Un’implementazione approssimativa dell’IT – senza sistemi di auditing, senza aggiornamenti regolari, senza gestione degli accessi privilegiati – espone l’azienda a sanzioni anche molto rilevanti. Un professionista esperto non solo conosce queste normative, ma è in grado di integrare strumenti e policy che rendono il sistema conforme e verificabile.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

Il ruolo strategico del Contractor IT: più di un tecnico, un alleato

Affidarsi a un contractor esperto non significa semplicemente “delegare i problemi tecnici”, ma costruire un rapporto strategico. Un professionista qualificato offre competenze trasversali, aggiornamento continuo, esperienza sul campo e visione d’insieme.

Un contractor professionista può:

  • Eseguire un audit tecnico completo: Identificare lacune nella sicurezza, nella configurazione dei sistemi, nelle pratiche operative.
  • Progettare un'infrastruttura su misura: Proporre architetture coerenti, stabili, con ambienti di test, staging e produzione ben separati.
  • Automatizzare attività ripetitive: Ridurre l’errore umano e migliorare la coerenza operativa tramite strumenti come Ansible, Puppet o shell scripting avanzato.
  • Introdurre sistemi di monitoraggio e alerting: Grazie a stack come Prometheus + Grafana o soluzioni come Zabbix, Nagios, Uptime Kuma.
  • Definire policy di sicurezza: Firewall ben configurati, autenticazione a due fattori (2FA), segmentazione VLAN, gestione accessi privilegiati (PAM).
  • Implementare logica di business continuity: Sistemi di failover, backup distribuiti, piani di recovery documentati e testabili.
  • Formare e supportare il personale: L’IT non si ferma all’infrastruttura. Un contractor competente supporta anche i processi aziendali.

L’approccio improvvisato non è compatibile in nessun settore

L’idea che “basta far funzionare i computer” è oggi una visione superata. L’IT è un abilitatore di business. Supporta le vendite, la produzione, la gestione amministrativa, le relazioni con i clienti. Trattarlo come un elemento secondario o accessorio significa mettere in pericolo la stabilità dell’intero ecosistema aziendale.

Ad esempio, solo per citare uno dei numerosi aspetti, come ho illustrato in questo articolo dedicato al codice obsoleto, l’accumulo di decisioni tecniche scorrette nel tempo – il cosiddetto debito tecnico – si paga con interessi sempre più salati. Una gestione professionale, invece, agisce in ottica predittiva e sistemica, riducendo i rischi prima che si manifestino e creando le condizioni per una crescita sostenibile.

Investi nella professionalità: una scelta che fa la differenza

In un mercato competitivo e ad alta intensità tecnologica, la qualità della tua infrastruttura IT è un vantaggio competitivo reale. Non è più sufficiente che “tutto funzioni”; serve che funzioni bene, in modo sicuro, scalabile, manutenibile e conforme alle normative. E questo richiede professionalità.

Non lasciare che l’improvvisazione tecnica ostacoli la crescita della tua azienda. Se sei pronto a fare il salto di qualità e a dare alla tua infrastruttura IT la professionalità che merita, non esitare a contattarmi per una chiacchierata senza impegno. Insieme possiamo costruire un futuro digitale solido e sicuro per la tua azienda.

Se la tua attività si fonda su una qualsiasi applicazione con backend PHP sviluppata anni fa, è possibile che tu stia ignorando un rischio latente ma estremamente pericoloso: l’impiego di codice PHP obsoleto. Le versioni non più supportate del linguaggio PHP costituiscono una minaccia concreta alla stabilità, sicurezza e scalabilità dell’intera infrastruttura digitale. Eppure, molte piccole e medie imprese, focalizzate sulla gestione operativa e sui risultati immediati, tendono a procrastinare gli aggiornamenti software, considerandoli secondari o addirittura superflui.

Sottovalutare questo aspetto può tradursi in una serie di problematiche critiche che compromettono l’efficienza del tuo business, danneggiano la reputazione aziendale e ne minano la competitività nel medio-lungo termine.

Un Patrimonio tecnologico obsoleto: una bomba a orologeria

L’utilizzo di vecchie versioni di PHP come 4.x o 5.x equivale, in termini tecnologici, a gestire un’infrastruttura mission-critical con strumenti non più adeguati ai tempi. PHP 4 è stato rilasciato nel 2000, PHP 5 nel 2004, e l’ultima versione della serie 5 (5.6) ha ricevuto l’ultimo aggiornamento di sicurezza nel dicembre 2018. Dal punto di vista della manutenzione software, questo significa che qualsiasi vulnerabilità scoperta successivamente rimane non corretta e potenzialmente sfruttabile.

Utilizzare codice basato su questi runtime equivale a operare con un software insicuro, inefficiente e non conforme agli standard moderni. È l’equivalente di mantenere in produzione un sistema operativo come Windows XP nel 2025: tecnicamente possibile, ma fortemente sconsigliato.

Ecco una tabella riepilogativa delle versioni PHP e dei loro cicli di vita (le date della "ultima versione" per le versioni dalla 8.1 in poi possono variare, sono state riportate quelle valide al momento della scrittura):

VersioneData di rilascioSupporto attivoSupporto sicurezzaUltima versione
8.421 novembre 2024Fino al 31 dicembre 2026Fino al 31 dicembre 20288.4.6 (10 aprile 2025)
8.323 novembre 2023Fino al 31 dicembre 2025Fino al 31 dicembre 20278.3.20 (10 aprile 2025)
8.28 dicembre 2022Terminato il 31 dicembre 2024Fino al 31 dicembre 20268.2.28 (13 marzo 2025)
8.125 novembre 2021Terminato il 25 novembre 2023Fino al 31 dicembre 20258.1.32 (13 marzo 2025)
8.026 novembre 2020Terminato il 26 novembre 2022Terminato il 26 novembre 20238.0.30 (3 agosto 2023)
7.428 novembre 2019Terminato il 28 novembre 2021Terminato il 28 novembre 20227.4.33 (3 novembre 2022)
7.36 dicembre 2018Terminato il 6 dicembre 2020Terminato il 6 dicembre 20217.3.33 (18 novembre 2021)
7.230 novembre 2017Terminato il 30 novembre 2019Terminato il 30 novembre 20207.2.34 (1 ottobre 2020)
7.11 dicembre 2016Terminato il 1 dicembre 2018Terminato il 1 dicembre 20197.1.33 (24 ottobre 2019)
7.03 dicembre 2015Terminato il 4 gennaio 2018Terminato il 10 gennaio 20197.0.33 (10 gennaio 2019)
5.628 agosto 2014Terminato il 19 gennaio 2017Terminato il 31 dicembre 20185.6.40 (10 gennaio 2019)
5.520 giugno 2013Terminato il 10 luglio 2015Terminato il 21 luglio 20165.5.38 (21 luglio 2016)
5.41 marzo 2012Terminato il 14 settembre 2014Terminato il 14 settembre 20155.4.45 (3 settembre 2015)
5.330 giugno 2009Terminato il 30 giugno 2011Terminato il 14 agosto 20145.3.29 (14 agosto 2014)
5.22 novembre 2006Terminato il 2 novembre 2008Terminato il 6 gennaio 20115.2.17 (6 gennaio 2011)
5.124 novembre 2005Terminato il 24 agosto 2006Terminato il 24 agosto 20065.1.6 (24 agosto 2006)
5.013 luglio 2004Terminato il 5 settembre 2005Terminato il 5 settembre 20055.0.5 (5 settembre 2005)

Come si può dedurre da questa tabella, qualsiasi versione di software che è basato su backend PHP con versioni inferiori alla 8.0 è già obsoleta. Questo significa che non riceve più aggiornamenti di sicurezza e che qualsiasi vulnerabilità nota non verrà mai corretta. Inoltre, il supporto di sicurezza a PHP 8.2 terminerà a fine 2026, che è una data tecnologicamente "dietro l'angolo".

Sicurezza compromessa: il rischio di attacchi informatici e furto di dati

L’aspetto più allarmante dell’utilizzo di PHP obsoleto è la sicurezza. Le vecchie versioni del linguaggio non sono più coperte da aggiornamenti ufficiali, nemmeno per falle critiche. Questo espone la tua infrastruttura a exploit già noti e documentati, che possono essere facilmente identificati e utilizzati da attaccanti automatizzati o mirati.

Vulnerabilità come SQL Injection, Remote Code Execution (RCE), Cross-Site Scripting (XSS), o Remote File Inclusion (RFI) diventano pericolosamente semplici da sfruttare in ambienti che non adottano contromisure aggiornate. A livello pratico, ciò può significare:

  • Esfiltrazione di dati personali dei clienti (violando il GDPR)
  • Accesso non autorizzato a dati sensibili interni
  • Compromissione di interi server (pivoting)
  • Inserimento di malware o script malevoli (cryptojacking, phishing)
  • Utilizzo dell’infrastruttura come base per attacchi DDoS

Se desideri approfondire il mio background e capire come posso aiutarti a proteggere la tua attività, non esitare a visitare la mia pagina.

Performance lente e user experience negativa

Le versioni moderne di PHP, a partire dalla 7.0 fino alle recenti iterazioni della serie 8.x, includono importanti ottimizzazioni dell’engine Zend. PHP 7, per esempio, ha introdotto un motore di esecuzione due volte più veloce rispetto a PHP 5.6 in scenari reali. PHP 8 ha ulteriormente migliorato i tempi di esecuzione introducendo il compilatore Just-In-Time (JIT), che permette ottimizzazioni run-time avanzate.

Un sito lento non solo frustra gli utenti finali, ma ha effetti diretti sul posizionamento SEO. Google tiene in forte considerazione la velocità di caricamento nei suoi algoritmi di ranking. Inoltre, le performance degradate si traducono in tassi di conversione inferiori, maggior frequenza di rimbalzo e minore permanenza sul sito.

Un’architettura moderna è fondamentale per garantire tempi di risposta ridotti, interazioni fluide e una percezione positiva da parte degli utenti. Se le performance del tuo sito web ti preoccupano e vuoi capire come ottimizzarle, non esitare a contattarmi per una consulenza mirata.

Costi di manutenzione elevati e scarsa compatibilità

Un altro aspetto spesso trascurato riguarda la manutenzione del codice. Le tecnologie obsolete richiedono competenze sempre più rare, e trovare sviluppatori disposti a lavorare su stack datati può risultare costoso e poco produttivo. Il codice legacy spesso non segue pratiche moderne come la separazione delle responsabilità, l’utilizzo di framework MVC o l’adozione di test automatizzati, rendendo ogni intervento più rischioso e time-consuming.

Inoltre, i sistemi costruiti su PHP 5.x tendono ad avere una forte dipendenza da librerie deprecate o da estensioni non più supportate (ad esempio mysql_ invece di PDO o mysqli). Questo comporta gravi limitazioni:

  • Incompatibilità con ambienti di hosting moderni
  • Impossibilità di integrare API RESTful moderne
  • Blocco nello sviluppo di funzionalità AJAX o React-based
  • Difficoltà nel passaggio al paradigma OOP contemporaneo

L'aggiornamento come investimento strategico

Aggiornare a una versione moderna di PHP (idealmente PHP 8.1 o superiore) non è solo una decisione tecnica, ma un passo strategico. I benefici si estendono ben oltre l’aspetto prestazionale, influenzando ogni livello dell’infrastruttura:

  • Maggiore Sicurezza: Le ultime versioni ricevono patch regolari per vulnerabilità note, offrendo una base solida e sicura.
  • Performance Ottimali: Miglior uso della memoria, riduzione dei tempi di esecuzione, miglioramento della scalabilità.
  • Compatibilità con le Tecnologie Moderne: Possibilità di utilizzare framework come Laravel, Symfony, e strumenti DevOps moderni.
  • Minore Debito Tecnico: Più facilità nel refactoring, testing e manutenzione del codice.
  • Conformità Normativa: Il GDPR, la direttiva NIS2 e altre normative europee implicano l’obbligo di mantenere software aggiornato e sicuro.

Il costo iniziale dell’aggiornamento viene ampiamente compensato nel tempo da minori costi di manutenzione, riduzione dei downtime e maggiori opportunità di evoluzione digitale.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

Non sottovalutare il debito tecnico

Il concetto di technical debt (debito tecnico) rappresenta l’accumulo di compromessi tecnici nel tempo. Lasciare codice obsoleto in produzione, rimandando costantemente interventi strutturali, è una forma silente ma insidiosa di debito tecnico. A ogni aggiornamento mancato, il costo per tornare in carreggiata cresce esponenzialmente.

Ad esempio, se un’applicazione PHP non è stata aggiornata per oltre 5 anni, il rischio è di dover riscrivere ampie porzioni di codice. Alcune funzioni potrebbero non esistere più, la sintassi potrebbe non essere più compatibile e i test automatici (se presenti) potrebbero risultare inutilizzabili. Il risultato? Interventi complessi, lunghi e costosi, con il rischio di introdurre regressioni funzionali.

Affrontare il debito tecnico richiede una visione d’insieme, la definizione di priorità e una roadmap strutturata di aggiornamento progressivo. Questo approccio riduce il rischio di interruzione dei servizi e permette di migrare in sicurezza anche sistemi legacy complessi.

Un approccio professionale e personalizzato

Il refactoring di codice PHP legacy richiede esperienza, metodologia e una visione olistica. Non è sufficiente riscrivere pezzi di codice: è necessario comprendere l’architettura esistente, valutare le dipendenze, pianificare test di regressione e garantire la compatibilità con i sistemi in uso.

A differenza di molte agenzie che propongono “pacchetti standardizzati” per aggiornare il codice, la mia metodologia si basa su una consulenza approfondita e personalizzata. Come spiego nella mia pagina "Chi Sono", il mio approccio prevede:

  1. Analisi del Codice Sorgente: Identificazione delle criticità, delle dipendenze e dei punti di rischio.
  2. Audit di Sicurezza: Verifica di potenziali falle o configurazioni insicure.
  3. Roadmap di Aggiornamento: Piani incrementali per passaggi intermedi (es. PHP 5.6 → 7.4 → 8.1).
  4. Test Automatizzati e Manuali: Validazione funzionale e controllo qualità post-migrazione.
  5. Documentazione e Formazione: Supporto al team interno per garantire la continuità operativa.

Il tuo Partner per la trasformazione digitale

Il codice legacy non deve essere un ostacolo, ma una base da cui ripartire per una trasformazione digitale consapevole e sostenibile. Aggiornare PHP non significa solo evitare problemi, ma anche aprire le porte a nuove opportunità: microservizi, API RESTful, sistemi cloud-native, containerizzazione con Docker e orchestrazione con Kubernetes.

Un’infrastruttura aggiornata permette di:

  • Automatizzare i deployment tramite CI/CD
  • Ridurre i tempi di sviluppo grazie a strumenti moderni
  • Integrare servizi esterni con maggiore semplicità
  • Offrire una user experience al passo coi tempi

Se sei pronto a investire nel futuro della tua azienda e a mettere in sicurezza la tua infrastruttura web, non esitare a contattarmi per una consulenza approfondita. Insieme possiamo trasformare il tuo debito tecnico in un’opportunità concreta di crescita, innovazione e resilienza digitale.

Nota: questa guida creata da Maurizio Fonte è anche disponibile come Repository GitHub all'indirizzo github.com/mauriziofonte/win11-wsl2-ubuntu22-setup. Per comodità di lettura, si consiglia di fare riferimento al repo su Github. L'autore è lo stesso, me medesimo :)

Ultimo aggiornamento: 10/04/2025. Versione target Ubuntu: 24.04.1

Andrò a guidare lo sviluppatore attraverso l'installazione e la configurazione di uno Stack LAMP+LAPP (Linux, Apache, MySQL, PostgreSQL, PHP) rivolto a Windows 11 e Windows 10 (versione 1903, build 18362 o successive), tramite l'utilizzo di WSL2 e Ubuntu 24.04, con lo Stack LAMP+LAPP che opererà tramite servizi systemd nativi al posto di usare container o virtualizzazione.

Ma perché utilizzare Windows 10/11, e perché servizi systemd nativi invece di contenitori?

Durante i miei anni di esperienza sul campo, ho creato un flusso di lavoro di mio gusto personale che permette a uno sviluppatore di:

  • Utilizzare MS Windows quando questo è il sistema operativo usato abitualmente, senza dover migrare su Linux o utilizzare VirtualBox o similari;
  • Utilizzare il terminale Linux con tutte le ottimizzazioni delle prestazioni rese possibili da WSL2, e in particolare utilizzare Ubuntu in quanto la sua base utente è consistente: se incontri un problema, o hai bisogno di un pacchetto specifico, c'è una buona probabilità che troverai informazioni su come risolvere il problema o completare la task in pochi minuti;
  • Utilizzare servizi systemd nativi (Apache e MariaDB) invece di fare affidamento su contenitori come Docker. Anche se, in realtà, le prestazioni di Docker sono quasi identiche alle prestazioni native in Linux, la mia opinione personale è che, se un cliente ha la propria VM o hosting condiviso o server voodoo in cui la "Dockerizzazione" non è tecnicamente fattibile, allora il flusso di lavoro, sviluppo, test e benchmark dovrebbero essere quanto più possibile aderenti a ciò che sarà l'ambiente di produzione.
    Detto ciò, questo significa avere un set di strumenti che permetta allo sviluppatore di implementare, testare e fare benchmark su varie tipologie di versioni e configurazioni PHP che saranno disponibili nel server di produzione.

In ogni caso, la guida è pensata per non forzare l'uso di _servizi nativi_ WSL2. Se si desidera utilizzare Docker, è possibile farlo. L'installatore automatico chiederà se si desidera installare Docker, e se si accetta, installerà Docker Desktop per Windows, e sarà possibile utilizzare Docker come si farebbe normalmente, con tutti i vantaggi di usarlo all'interno del sottosistema _WSL2_. Infatti, come dichiarato nella documentazione ufficiale di Docker:

Docker Desktop WSL 2 backend on Windows
Windows Subsystem for Linux (WSL) 2 è un kernel Linux completo costruito da Microsoft, che consente alle distribuzioni Linux di funzionare senza gestire macchine virtuali. Con Docker Desktop in esecuzione su WSL2, gli utenti possono sfruttare gli spazi di lavoro Linux ed evitare di mantenere sia gli script di compilazione Linux che Windows. Inoltre, WSL2 fornisce miglioramenti alla condivisione del file system e al tempo di avvio.
Docker Desktop utilizza la funzionalità di allocazione dinamica della memoria in WSL2 per migliorare il consumo delle risorse. Ciò significa che Docker Desktop utilizza solo la quantità necessaria di CPU e memoria di cui ha bisogno, consentendo al contempo a operazioni intensive in termini di CPU e memoria, come la creazione di un contenitore, di essere eseguite molto più velocemente.
Inoltre, con WSL2, il tempo necessario per avviare un demone Docker dopo un avvio a freddo è significativamente più veloce.

Come sarà configurato lo Stack LAMP+LAPP?

Lo stack sarà opportunamente configurato e ottimizzato in modo da:

  • Utilizzare il repository ppa:ondrej/php per PHP, che permette di installare versioni PHP dalla 5.6 fino all'8.2 (Nota: PHP 8.3 è ancora in beta ed è prevista la sua uscita il 23 novembre 2023.);
  • Utilizzare il repository ppa:ondrej/apache2 per il Webserver Apache;
  • Utilizzare lo strumento mfonte/hte-cli per gestire i Virtualhost di Apache. Questo strumento può essere utilizzato per creare, eliminare e elencare virtualhost specificamente ottimizzati per lo sviluppo locale/test;
  • Far funzionare i Virtualhost di Apache tramite PHP-FPM e dare allo sviluppatore comandi di deploy rapidi per configurare un VirtualHost locale nativo situato nella macchina Ubuntu;
  • Lasciare libertà allo sviluppatore riguardo alla scelta della versione PHP target del VirtualHost distribuito localmente;
  • Utilizzare MariaDB 11.4 (EOL 29 Maggio 2029) e utilizzare una opportuna configurazione del server Mysql in modo tale da non avere problemi durante lo sviluppo e i test.
  • Utilizzare PostgreSQL 16 (EOL 09 Nov 2028) come alternativa a MariaDB, o come database principale, per lo sviluppo e i test;

Istruzioni per l'installazione

Le istruzioni sono le medesime sia per Windows 11 sia per Windows 10 (dove cambia solo un flag dello script PowerShell da eseguire)

Installazione automatica su Windows 11

Sebbene non sia consigliata, perchè molti aspetti della configurazione rimarranno oscuri e dovrai documentarti successivamente, per installare tutto il necessario è sufficiente eseguire su una PowerShell elevata a Privilegi di Amministratore (Esegui come amministratore) ed incollare questo snippet:

Set-ExecutionPolicy RemoteSigned -Scope CurrentUser -Force; $desktopPath = [Environment]::GetFolderPath('Desktop'); $url = 'https://raw.githubusercontent.com/mauriziofonte/win11-wsl2-ubuntu22-setup/main/install/win11.ps1'; $outputPath = Join-Path -Path $desktopPath -ChildPath 'install-ubuntu22-wsl2.ps1'; (New-Object System.Net.WebClient).DownloadFile($url, $outputPath); & $outputPath

Installazione automatica su Windows 10

L'installazione automatica su Windows 10 è funzionante a patto che la versione di Windows 10 sia la 1903, build 18362 o successive. Come sopra, eseguire su una PowerShell elevata a Privilegi di Amministratore (Esegui come amministratore) ed incollare questo snippet:

Set-ExecutionPolicy RemoteSigned -Scope CurrentUser -Force; $desktopPath = [Environment]::GetFolderPath('Desktop'); $url = 'https://raw.githubusercontent.com/mauriziofonte/win11-wsl2-ubuntu22-setup/main/install/win11.ps1'; $outputPath = Join-Path -Path $desktopPath -ChildPath 'install-ubuntu22-wsl2.ps1'; (New-Object System.Net.WebClient).DownloadFile($url, $outputPath); & $outputPath -SkipWindowsVersionCheck

Installazione Manuale

Per eseguire una installazione manuale, si riporta la guida completa che è reperibile in italiano sul Repository Github di questo progetto, a questo indirizzo: github.com/mauriziofonte/win11-wsl2-ubuntu22-setup/blob/main/docs/it/SETUP-IT.md

Setup manuale Docker / Stack LAMP+LAPP su Windows 11 con WSL2, servizi web nativi, VS Code e Ubuntu 24.04 (senza Microsoft Store)

Ultimo aggiornamento: 10/04/2025. Versione target Ubuntu: 24.04.1

Questa guida illustrerà come installare il supporto al sottosistema Linux nativo di Windows (WSL2), installare Ubuntu 24.04 (senza dover utilizzare il Microsoft Store), creare uno stack LAMP+LAPP multi-PHP (con servizi nativi tramite systemd), installare Docker, e agganciare Visual Studio Code da Windows 11, per sviluppare e debuggare direttamente sulla macchina virtuale.

Requisiti

  1. Computer con Windows 11, preferibilmente aggiornato tramite Windows Update
  2. 16GB di RAM
  3. Almeno 50GB di spazio libero su C: (conterrà il disco virtuale di Ubuntu 24.04)
  4. Un SSD (meglio se NVMe) come disco principale di Windows
  5. Una conoscenza di medio livello del terminale Linux (come usare e cosa sono comandi di base come cd, cp, mv, sudo, nano, etc.)
  6. Il vostro computer dovrebbe essere protetto da password, usare BitLocker, e disporre di supporto a TPM 2.0 per evitare che malintenzionati possano accedere ad informazioni sensibili, se entrassero in possesso del vostro dispositivo. Questo è particolarmente importante se intendete maneggiare informazioni per conto terzi (lavoro). Le vostre politiche di sicurezza sulla rete e i dispositivi che utilizzate dovrebbero essere consone al tipo di uso del PC che intendete effettuare. In linea generale, se usate il vostro PC per lavoro, bisogna porre massima attenzione alla protezione. Prevenire è meglio che curare.

Lo stack LAMP+LAPP che andremo a configurare supporta https (con certificati autofirmati con scadenza a 30 anni), protocollo http/2 e compressione brotli. Per quanto riguarda la parte PHP, useremo PHP-FPM perchè è più performante e più versatile nella configurazione delle impostazioni per-virtualhost. Per capire le differenze tra l'utilizzo di PHP con Apache in modalità PHP-CGI piuttosto che PHP-FPM, si rimanda a questa guida: https://www.basezap.com/difference-php-cgi-php-fpm/

Installare Ubuntu 24.04 LTS su Windows in virtualizzazione WSL2

Per installare Ubuntu 24.04 su Windows 11, useremo solo la PowerShell di Windows, senza ricorrere al Microsoft Store. Importante: assicurarsi di avviare la powershell in modalità amministratore.

Per prima cosa, scaricare ed installare https://wslstorestorage.blob.core.windows.net/wslblob/wsl_update_x64.msi. Questo è importante. E' un pacchetto aggiuntivo che installa l'aggiornamento Linux Kernel Update, necessario per compatibilità con WSL2.

Dopodichè, eseguire su una PowerShell elevata a privilegi di amministratore questi comandi:

dism.exe /online /enable-feature /featurename:Microsoft-Windows-Subsystem-Linux /all /norestart
dism.exe /online /enable-feature /featurename:VirtualMachinePlatform /all /norestart
Restart-Computer -Force

Attendere il riavvio del PC, dopodichè eseguire su una PowerShell elevata a privilegi di amministratore questi comandi:

wsl --update --web-download
wsl --set-default-version 2
wsl --version
wsl --list --online

Il comando wsl --version ritornerà le informazioni sulla versione del sottosistema linux per windows. Qui un esempio di output aggiornato ad Agosto 2023:

Versione WSL: 1.2.5.0
Versione kernel: 5.15.90.1
Versione WSLg: 1.0.51
Versione MSRDC: 1.2.3770
Versione Direct3D: 1.608.2-61064218
Versione DXCore: 10.0.25131.1002-220531-1700.rs-onecore-base2-hyp
Versione di Windows: 10.0.22621.2134

Dobbiamo assicurarci che la versione WSL sia maggiore o uguale alla 0.67.6. Nell'esempio sopra riportato, è tutto OK.

Il comando wsl --list --online ritornerà le distribuzioni installabili. Qui un esempio di output aggiornato ad Agosto 2023:

NAME                                   FRIENDLY NAME
Ubuntu                                 Ubuntu
Debian                                 Debian GNU/Linux
kali-linux                             Kali Linux Rolling
Ubuntu-18.04                           Ubuntu 18.04 LTS
Ubuntu-20.04                           Ubuntu 20.04 LTS
Ubuntu-24.04                           Ubuntu 24.04 LTS
OracleLinux_7_9                        Oracle Linux 7.9
OracleLinux_8_7                        Oracle Linux 8.7
OracleLinux_9_1                        Oracle Linux 9.1
openSUSE-Leap-15.5                     openSUSE Leap 15.5
SUSE-Linux-Enterprise-Server-15-SP4    SUSE Linux Enterprise Server 15 SP4
SUSE-Linux-Enterprise-15-SP5           SUSE Linux Enterprise 15 SP5
openSUSE-Tumbleweed                    openSUSE Tumbleweed

Noi siamo interessati alla distribuzione Ubuntu-24.04. Quindi, eseguire questo comando su una PowerShell elevata a privilegi di amministratore:

wsl --install -d Ubuntu-24.04

Al termine dell'installazione, in assenza di errori, verrà automaticamente aperta l'istanza della macchina Ubuntu appena installata. Il sistema Ubuntu richiederà di impostare un nome utente (occhio, serve sotto ed è importante) -- consiglio di usare una singola parola corta digitata tutta in minuscolo -- e di specificare una password per questo utente -- consiglio di usare una sola lettera, per comodità quando si eseguiranno comandi da sudoer --

Modificare il resolver DNS di Ubuntu

Per risolvere permanentemente il problema della risoluzione nomi dominio DNS di Ubuntu via WSL2, seguire queste istruzioni. La procedura richiederà sia l'utilizzo della bash di Ubuntu, sia una PowerShell elevata a privilegi di amministratore:

Su Ubuntu 24.04

sudo su -
echo "[network]" | tee /etc/wsl.conf
echo "generateResolvConf = false" | tee -a /etc/wsl.conf

Su Windows, Powershell

wsl --terminate Ubuntu-24.04

Su Ubuntu 24.04 (da avviare nuovamente, perchè il comando precedente lo avrà terminato)

sudo su -
rm -f /etc/resolv.conf
echo "nameserver 9.9.9.9" | tee /etc/resolv.conf
echo "nameserver 1.1.1.1" | tee -a /etc/resolv.conf
echo "nameserver 216.87.84.211" | tee -a /etc/resolv.conf
echo "nameserver 208.67.222.222" | tee -a /etc/resolv.conf
chattr +i /etc/resolv.conf

Su Windows, Powershell

wsl --terminate Ubuntu-24.04
Get-NetAdapter

Ora, leggere l'output del comando Get-NetAdapter. Questo comando listerà tutte le interfacce di rete del PC. Noi siamo interessati alla interfacce che si collegano ad internet.

Ecco un esempio di output:

Name                      InterfaceDescription                    ifIndex Status       MacAddress             LinkSpeed
----                      --------------------                    ------- ------       ----------             ---------
Wi-Fi                     Intel(R) Wi-Fi 6E AX210 160MHz               15 Up           4C-77-CB-79-06-03       1.7 Gbps
Connessione di rete Bl... Bluetooth Device (Personal Area Netw...      12 Disconnected 4C-77-CB-79-06-07         3 Mbps
Ethernet                  Intel(R) Ethernet Connection (14) I2...       9 Disconnected A0-29-19-0B-74-1E          0 bps

Nell'esempio sopra, l'intefaccia utilizzata per collegarsi ad internet è Intel(R) Wi-Fi 6E AX210 160MHz, il cui ifIndex è 15.

Quindi, prendere nota del ifIndex corretto, ed eseguire una PowerShell elevata a privilegi di amministratore:

Set-NetIPInterface -InterfaceIndex [NUMERO_IFINDEX] -InterfaceMetric 6000

Con queste istruzioni la macchina Ubuntu 24.04 non dovrebbe avere nessun problema di risoluzione nomi a dominio.

Abilitare systemd su WSL2

Systemd è una suite di elementi costitutivi di base per un sistema Linux. Fornisce un gestore di sistema e servizi che viene eseguito come PID 1 e avvia il resto del sistema. Molte distribuzioni popolari eseguono systemd per impostazione predefinita, come Ubuntu e Debian. Questa modifica significa che WSL sarà ancora più simile all'utilizzo delle tue distribuzioni Linux preferite su una macchina bare metal e ti consentirà di utilizzare software che dipende dal supporto systemd.

Abilitare systemd è relativamente semplice. Basterà lanciare questo comando su Ubuntu:

sudo su -
echo "[boot]" | tee -a /etc/wsl.conf
echo "systemd = true" | tee -a /etc/wsl.conf

Su Windows, Powershell

wsl --shutdown

Dopodichè, riavviare la macchina Ubuntu.

Step 0 - Installare Docker Desktop su Windows 11

Nota: se non si intende utilizzare Docker Desktop, si può saltare questo step, e procedere con lo Step 1 Configurare l'ambiente LAMP+LAPP su Ubuntu

Per poter utilizzare Docker Desktop su Windows 11, è necessario avere un processore con supporto a Virtualizzazione e Hyper-V. Se non si è sicuri di avere queste funzionalità abilitate, è possibile verificarle tramite il Task Manager di Windows.

Per installare Docker Desktop, scaricare il file di installazione da https://desktop.docker.com/win/main/amd64/Docker%20Desktop%20Installer.exe. Seguire le istruzioni di installazione.

TL;DR: la cosa importante per poter usare correttamente Docker dentro WSL è lasciare abilitata l'opzione Use WSL 2 based engine durante l'installazione di Docker Desktop, e nelle impostazioni di Docker Desktop. Qui la guida completa: https://docs.docker.com/desktop/wsl/#turn-on-docker-desktop-wsl-2

Al termine dell'installazione, Riavviare il PC.

Step 1 - Configurare l'ambiente LAMP+LAPP su Ubuntu

Nota: se non si intende configurare l'ambiente LAMP+LAPP, poichè il sistema Ubuntu verrà principalmente usato con Docker, si possono saltare gli step 1, 2, e 3 e procedere dallo Step 4 Installare una shell custom, NVM, e ottimizzare l'esperienza utente (opzionale)

Qui andremo ad installare tutti i servizi e gli eseguibili di sistema per abilitare il supporto a PHP versioni 5.6, 7.0, 7.1, 7.2, 7.3, 7.4, 8.0, 8.1, 8.2, 8.3 e 8.4. Abiliteremo anche il web server Apache e il server Mysql.

Perchè installare tante versioni di PHP? E' importante per due motivi:

  1. avere a disposizione un ambiente di sviluppo che consenta, con facilità, di testare la propria applicazione con svariate versioni di PHP. Questo agevolerà il lavoro in caso di constraint specifici sui server di produzione dove andremo ad installare le applicazioni create.
  2. in caso un Cliente o un progetto specifico vi richieda di mantenere e/o modificare una vecchia base di codice funzionante su una specifica versione di PHP, non avrete difficoltà a rendere funzionante l'ambiente di dev&test in locale.

Si assume che la versione di default di PHP che si vorrà utilizzare nel sistema sia la 8.4. Questo è modificabile tramite le righe update-alternatives --set php*** che si troveranno nella lista qui sotto. Ad esempio, se si desidera che la versione di PHP di default (quella che verrà utilizzata digitando semplicemente il comando php e non la sua versione "versionata" es php7.4) basterà specificare update-alternatives --set php /usr/bin/php7.4. (Ad ogni modo, questo comportamento verrà in ogni caso modificato con i Bash Alias che andremo a configurare più tardi)

IMPORTANTE: Lanciare tutti questi comando come l'utente root su Ubuntu (il comando sudo su -). IMPORTANTE: Escludere le linee che iniziano con # in quanto servono solo a differenziare i vari blocchi.

# APACHE + Multi-PHP-FPM + Redis
sudo su -
apt update && apt upgrade
apt install -y curl net-tools zip unzip git redis-server lsb-release ca-certificates apt-transport-https software-properties-common
curl -LsS https://r.mariadb.com/downloads/mariadb_repo_setup | bash -s -- --mariadb-server-version="mariadb-11.4"
sudo install -d /usr/share/postgresql-common/pgdg
curl -o /usr/share/postgresql-common/pgdg/apt.postgresql.org.asc --fail https://www.postgresql.org/media/keys/ACCC4CF8.asc
sh -c 'echo "deb [signed-by=/usr/share/postgresql-common/pgdg/apt.postgresql.org.asc] https://apt.postgresql.org/pub/repos/apt $(lsb_release -cs)-pgdg main" > /etc/apt/sources.list.d/pgdg.list'
LC_ALL=C.UTF-8 add-apt-repository ppa:ondrej/php
LC_ALL=C.UTF-8 add-apt-repository ppa:ondrej/apache2
apt update && apt upgrade
PHPVERS="8.4 8.3 8.2 8.1 8.0 7.4 7.3 7.2 7.1 7.0 5.6"
PHPMODS="cli bcmath bz2 curl fpm gd gmp igbinary imagick imap intl mbstring mcrypt memcached msgpack mysql readline redis soap sqlite3 xsl zip"
APTPACKS=$(for VER in $PHPVERS; do echo -n "libapache2-mod-php$VER php$VER "; for MOD in $PHPMODS; do if [[ "$MOD" == "mcrypt" && "${VER/./}" -ge 83 ]]; then continue; fi; echo -n "php$VER-$MOD "; done; done)
apt install -y apache2 brotli openssl libapache2-mod-fcgid $APTPACKS
a2dismod $(for VER in $PHPVERS; do echo -n "php$VER "; done) mpm_prefork
a2enconf $(for VER in $PHPVERS; do echo -n "php$VER-fpm "; done)
a2enmod actions fcgid alias proxy_fcgi setenvif rewrite headers ssl http2 mpm_event brotli
a2dissite 000-default
systemctl enable apache2.service
systemctl restart apache2.service
systemctl enable redis-server.service
systemctl start redis-server.service
update-alternatives --set php /usr/bin/php8.4
update-alternatives --set phar /usr/bin/phar8.4
update-alternatives --set phar.phar /usr/bin/phar.phar8.4

# MYSQL
sudo su -
apt install mariadb-server
systemctl enable mariadb.service
systemctl start mariadb.service
mysql_secure_installation
[type in this sequence of answers: ENTER + n + Y + "YOUR-ROOT-PASS" + "YOUR-ROOT-PASS" + Y + Y + Y + Y]
mysql -u root -p
type in "YOUR-ROOT-PASS" (the one you choose above)
> GRANT ALL ON *.* TO 'admin'@'localhost' IDENTIFIED BY 'YOUR-ADMIN-PASS' WITH GRANT OPTION;
> GRANT ALL ON *.* TO 'admin'@'127.0.0.1' IDENTIFIED BY 'YOUR-ADMIN-PASS' WITH GRANT OPTION;
> FLUSH PRIVILEGES;
> exit

# POSTGRESQL
sudo su postgres
psql
> ALTER USER postgres WITH PASSWORD 'YOUR-POSTGRES-PASS';
> CREATE USER admin WITH PASSWORD 'YOUR-ADMIN-PASS';
> ALTER USER admin WITH SUPERUSER;
> \q
exit

Eseguiti questi comandi, saranno installati tutti i servizi e gli eseguibili necessari per realizzare uno stack LAMP+LAPP con Mysql e PostgreSQL in modalità multi-PHP (multiple versioni di PHP) con PHP-FPM per incrementare le performance.

Nota: le query mysql relative allo username e password (admin e YOUR-ADMIN-PASS) da creare come utente privilegiato possono essere modificate a piacimento. Nell'esempio sopra riportato viene creato un utente con username admin e password YOUR-ADMIN-PASS. C'è da dire che stiamo configurando un ambiente di sviluppo locale, e fintanto che questo ambiente non viene esposto in internet, non dobbiamo preoccuparci di usare policy particolari riguardanti i nomi utente e la complessità delle password. Tuttavia, tengo a precisare che usare nomi utente "facilmente guessabili" e password "ben note" è una bad practice.

Step 2 - Configurare l'ambiente LAMP+LAPP su Ubuntu

Qui andremo a modificare le configurazioni di base di Apache e Mysql per poter lavorare localmente.

Si riporta il nome del file da modificare, e il contenuto modificato e commentato. Ogni modifica a questi file deve essere eseguita con sudo nano NOME_FILE. E' richiesta dimestichezza con lo strumento nano. In alternativa, usare l'editor di testo più comodo.

A. Modificare gli envvars di Apache

Nome file: /etc/apache2/envvars

Sintesi: modificare APACHE_RUN_USER e APACHE_RUN_GROUP settandoli, al posto che www-data, con il proprio nome utente (dove c'è scritto IL_TUO_NOME_UTENTE)

Contenuto:

# envvars - default environment variables for apache2ctl

# this won't be correct after changing uid
unset HOME

# for supporting multiple apache2 instances
if [ "${APACHE_CONFDIR##/etc/apache2-}" != "${APACHE_CONFDIR}" ] ; then
    SUFFIX="-${APACHE_CONFDIR##/etc/apache2-}"
else
    SUFFIX=
fi

# Since there is no sane way to get the parsed apache2 config in scripts, some
# settings are defined via environment variables and then used in apache2ctl,
# /etc/init.d/apache2, /etc/logrotate.d/apache2, etc.
export APACHE_RUN_USER=IL_TUO_NOME_UTENTE
export APACHE_RUN_GROUP=IL_TUO_NOME_UTENTE

B. Modificare le Porte di Apache

Nome file: /etc/apache2/ports.conf

Sintesi: modificare ogni occorrenza di Listen con Listen 127.0.0.1 (indirizzo ip di loopback + porta: 127.0.0.1:80 127.0.0.1:443)

Contenuto:

# If you just change the port or add more ports here, you will likely also
# have to change the VirtualHost statement in
# /etc/apache2/sites-enabled/000-default.conf

Listen 127.0.0.1:80

<IfModule ssl_module>
    Listen 127.0.0.1:443
</IfModule>

<IfModule mod_gnutls.c>
    Listen 127.0.0.1:443
</IfModule>

C. Modificare la configurazione di Mysql

Nome file: /etc/mysql/mariadb.conf.d/99-custom.cnf

Sintesi: adattare la configurazione di Mysql in modo da usare l'autenticazione nativa, una collation di default adeguata, e una modalità di esecuzione delle query "che non dia problemi di compatibilità" (riferimento: https://dev.mysql.com/doc/refman/8.0/en/sql-mode.html#sqlmode_no_engine_substitution). Inoltre, imposteremo alcune configurazioni specifiche per aumentare le performance in lettura/scrittura (attenzione: bisogna avere un quantitativo adeguato di RAM a disposizione)

Contenuto:

[mysqld]

bind-address = 127.0.0.1
skip-external-locking
skip-name-resolve
max-allowed-packet = 256M
max-connect-errors = 1000000
default-authentication-plugin=mysql_native_password
sql_mode=NO_ENGINE_SUBSTITUTION
collation-server = utf8_unicode_ci
character-set-server = utf8

# === InnoDB Settings ===
default_storage_engine          = InnoDB
innodb_buffer_pool_instances    = 4
innodb_buffer_pool_size         = 4G
innodb_file_per_table           = 1
innodb_flush_log_at_trx_commit  = 0
innodb_flush_method             = O_DIRECT
innodb_log_buffer_size          = 16M
innodb_log_file_size            = 1G
innodb_sort_buffer_size         = 4M
innodb_stats_on_metadata        = 0
innodb_read_io_threads          = 64
innodb_write_io_threads         = 64

# === MyISAM Settings ===
query_cache_limit               = 4M
query_cache_size                = 64M
query_cache_type                = 1
key_buffer_size                 = 24M
low_priority_updates            = 1
concurrent_insert               = 2

# === Connection Settings ===
max_connections                 = 20
back_log                        = 512
thread_cache_size               = 100
thread_stack                    = 192K
interactive_timeout             = 180
wait_timeout                    = 180

# === Buffer Settings ===
join_buffer_size                = 4M
read_buffer_size                = 3M
read_rnd_buffer_size            = 4M
sort_buffer_size                = 4M

# === Table Settings ===
table_definition_cache          = 40000
table_open_cache                = 40000
open_files_limit                = 60000
max_heap_table_size             = 128M 
tmp_table_size                  = 128M

# === Binary Logging ===
disable_log_bin                 = 1

[mysqldump]
quick
quote_names
max_allowed_packet              = 1024M

D. Riavviare i servizi

Una volta completate le modifiche alle configurazioni di Apache e MariaDB, possiamo riavviare i servizi

sudo su -
systemctl restart apache2.service
systemctl restart mariadb.service

Step 3 - Configurare l'ambiente PHP con Composer e HTE-Cli

Adesso che abbiamo creato e configurato lo stack LAMP+LAPP, non ce ne facciamo nulla se non creiamo dei VirtualHost per svilupare o testare applicazioni web sulle diverse versioni di PHP installate sul sistema.

Per creare dei VirtualHost utilizzeremo HTE-Cli, un tool di mia creazione pensato per agevolare la configurazione di environment di test su nomi dominio fittizi via modifica del file hosts di Windows.

Il tool HTE-Cli si occuperà di auto-configurare quello che serve sulla base di alcune informazioni basilari per il progetto che vogliamo svlippare o testare.

Inoltre, nel prosieguo del nostro lavoro avremo anche a che fare con Composer. In questa parte andremo a configurare Composer per sfruttarlo non solo per HTE-Cli, ma anche per PHP Code Sniffer e PHP CS Fixer, che ci serviranno per lo sviluppo con VS Code.

NOTA : per saperne di più su HTE-Cli, leggere il README dedicato di HTE-Cli

Installazione di Composer 2 e Composer 1

Per installare l'ultima versione stabile (2.x) di Composer globalmente, eseguire questo comando:

wget -O composer.phar https://getcomposer.org/download/latest-stable/composer.phar && sudo mkdir -p /usr/local/bin && sudo mv composer.phar /usr/local/bin/composer && sudo chmod +x /usr/local/bin/composer

ATTENZIONE : Composer 2 non è compatibile con versioni di PHP minori della 7.2.5. Per usare Composer su progetti che richiedono PHP 7.2, 7.1, 7.0 o 5.6 sarà quindi necessario utilizzare il vecchio binario di Composer 1

Per installare l'ultima versione del vecchio Composer 1.x, (compatibile su PHP 7.2, 7.1, 7.0 e 5.6), eseguire questo comando:

wget -O composer-oldstable.phar https://getcomposer.org/download/latest-1.x/composer.phar && sudo mkdir -p /usr/local/bin && sudo mv composer-oldstable.phar /usr/local/bin/composer1 && sudo chmod +x /usr/local/bin/composer1

NOTA : per mantenere questi binari aggiornati, sarà sufficiente eseguire sudo /usr/local/bin/composer self-update && sudo /usr/local/bin/composer1 self-update

Installare il supporto per HTE-Cli, PHP Code Sniffer e PHP CS Fixer

Per installare il supporto a questi tool, eseguire questi comandi:

composer global require --dev friendsofphp/php-cs-fixer
composer global require --dev "squizlabs/php_codesniffer=*"
composer global require "mfonte/hte-cli=*"
echo 'export PATH="$(composer config -g home)/vendor/bin:$PATH"' >> ~/.bashrc

NOTA : per mantenere questi pacchetti aggiornati, sarà sufficiente eseguire composer global update ATTENZIONE : la directory di installazione dei pacchetti su Ubuntu 24.04 sarà ~/.config/composer e non ~/.composer come ci si potrebbe aspettare: qui la spiegazione

Configurare gli Alias Bash

Ora che abbiamo installato tutto, non ci resta che creare dei Bash Aliases che velocizzino il lavoro.

Nota: se hai intenzione di utilizzare la bash gash come shell predefinita, puoi saltare questo passaggio. Di fatto, questi alias verranno già creati automaticamente da gash e non dovrai preoccupartene.

Lanciare quindi nano .bash_aliases (oppure vim .bash_aliases) e incollare questi alias:

alias hte="sudo /usr/bin/php8.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M ~/.config/composer/vendor/bin/hte-cli create"
alias hte-create="sudo /usr/bin/php8.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M ~/.config/composer/vendor/bin/hte-cli create"
alias hte-remove="sudo /usr/bin/php8.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M ~/.config/composer/vendor/bin/hte-cli remove"
alias hte-details="sudo /usr/bin/php8.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M ~/.config/composer/vendor/bin/hte-cli details"
alias composer-self-update="sudo /usr/local/bin/composer self-update && sudo /usr/local/bin/composer1 self-update"
alias composer-packages-update="composer global update"
alias composer="/usr/bin/php8.4 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer84="/usr/bin/php8.4 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer83="/usr/bin/php8.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer82="/usr/bin/php8.2 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer81="/usr/bin/php8.1 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer80="/usr/bin/php8.0 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer74="/usr/bin/php7.4 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer73="/usr/bin/php7.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias composer72="/usr/bin/php7.2 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer"
alias 1composer72="/usr/bin/php7.2 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer1"
alias 1composer71="/usr/bin/php7.1 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer1"
alias 1composer70="/usr/bin/php7.0 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer1"
alias 1composer56="/usr/bin/php5.6 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M /usr/local/bin/composer1"
alias php="/usr/bin/php8.4 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php84="/usr/bin/php8.4 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php83="/usr/bin/php8.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php82="/usr/bin/php8.2 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php81="/usr/bin/php8.1 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php80="/usr/bin/php8.0 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php74="/usr/bin/php7.4 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php73="/usr/bin/php7.3 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php72="/usr/bin/php7.2 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php71="/usr/bin/php7.1 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php70="/usr/bin/php7.0 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias php56="/usr/bin/php5.6 -d allow_url_fopen=1 -d memory_limit=1024M"
alias wslrestart="history -a && cmd.exe /C wsl --shutdown"

Una volta finito l'editing del file .bash_aliases, eseguire

source ~/.bash_aliases

Con questa configurazione di .bash_aliases abbiamo:

  1. Aliasato il tool HTE-Cli (che, ricordo, serve per gestire i VirtualHost sul sistema) con 4 differenti comandi: hte, hte-create, hte-remove, hte-details
  2. Creato un alias per aggiornare i binari di Composer (installati come binari di sistema su /usr/local/bin) con il comando composer-self-update. Questo alias aggiornerà sia Composer 2 sia Composer 1 in una volta sola.
  3. Creato un alias per aggiornare i pacchetti di Composer installati globalmente con il comando composer-packages-update
  4. Creato svariati alias per i flavour di utilizzo di Composer corrispondenti alle versioni target di PHP che sono installate sul sistema. In sintesi, il comando composer utilizzerà PHP 8.3, composer82 utilizzerà PHP 8.2, composer81 utilizzerà PHP 8.1, e così via fino a composer72 che utilizzerà PHP 7.2. Parimenti, per utilizzare il vecchio Composer 1 per sviluppare su progetti datati, basterà usare 1composer72, oppure 1composer71, oppure 1composer70, oppure 1composer56
  5. Creato svariati alias per richiamare il binario di PHP su tutte le versioni installate sul sistema, quindi php utilizzerà PHP 8.3, php82 utilizzerà PHP 8.3, e così via fino a php56 che utilizzerà PHP 5.6
  6. Fatto in modo che sia gli alias riguardanti composer sia gli alias riguardanti php lavorino con due configurazioni specifiche: allow_url_fopen settato su 1, cioè attivo, e memory_limit settato su 1024M.
  7. Creato un alias per fare il reset della macchina virtuale Ubuntu con il comando wslrestart

Perchè impostare un limite di memoria per gli alias di PHP e Composer? Perchè di default il limite di memoria sarebbe "nessun limite". Questo è pericoloso, perchè oscura eventuali potenziali problematiche sul binario di Composer stesso, e più in generale sui comandi che lanciamo via command line. Avere un limite di memoria non infinito per l'esecuzione è sempre buona prassi, perchè evita brutte sorprese poi in produzione.

Testare la configurazione creando un VirtualHost per PhpMyAdmin

A mero titolo esemplificativo, verrà mostrata l'intera procedura di creazione di un VirtualHost funzionante, che esponga l'applicativo PhpMyAdmin sulla macchina locale. Questa installazione potrà essere di aiuto nel caso in cui si decida di continuare ad utilizzarla per navigare tra i Database Mysql presenti sul sistema, e i dati contenuti all'interno di essi.

cd ~/
mkdir opt && cd opt/
wget https://files.phpmyadmin.net/phpMyAdmin/5.2.2/phpMyAdmin-5.2.2-all-languages.zip
unzip phpMyAdmin-5.2.2-all-languages.zip && rm -f phpMyAdmin-5.2.2-all-languages.zip && mv phpMyAdmin-5.2.2-all-languages phpmyadmin

Ora abbiamo creato la directory radice per l'installazione di PhpMyAdmin. Non resta che configurare un VirtualHost funzionante.

IMPORTANTE : le istruzioni che seguono si applicano a tutti gli ambienti di staging/test locali che si vorranno abilitare sul sistema tramite il tool HTE-Cli

maurizio:~ $ hte-create
[sudo] password for maurizio:
   __ __ ______ ____      _____ __ _
  / // //_  __// __/____ / ___// /(_)
 / _  /  / /  / _/ /___// /__ / // /
/_//_/  /_/  /___/      \___//_//_/

[H]andle [T]est [E]nvironment Cli Tool version 1.0.5 by Maurizio Fonte
WARNING: THIS TOOL IS *NOT* INTENDED FOR LIVE SERVERS. Use it only on local/firewalled networks.

 ???? Enter a valid local Domain Name (suggested .test TLD, as "jane.local.test") []:
 > local.phpmyadmin.test

 ???? Enter a valid directory in the filesystem for the DocumentRoot [/home/maurizio]:
 > /home/maurizio/opt/phpmyadmin/

 ???? Enter a valid PHP version for PHP-FPM (5.6, 7.0, 7.1, 7.2, 7.3, 7.4, 8.0, 8.1, 8.2, 8.3, 8.4) [8.4]:
 > 8.3

 ???? Do you need HTTPS support? ["yes", "no", "y" or "n"] [y]:
 > y

 ???? Do you want to force HTTPS? ["yes", "no", "y" or "n"] [y]:
 > y

⏳ VirtualHost configuration for local.phpmyadmin.test created at /etc/apache2/sites-available/008-local.phpmyadmin.test.conf
⏳ PHP8.3-FPM configuration for local.phpmyadmin.test created at /etc/php/8.3/fpm/pool.d/local.phpmyadmin.test.conf
⏳ Self-signed SSL certificate script for local.phpmyadmin.test created at /tmp/sscert_local.phpmyadmin.testnPwhL6
????️ Executing the self-signed SSL certificate script for local.phpmyadmin.test...
 > Removing existing previous self-signed certs with pattern local.phpmyadmin.test.*
 > Generating certs for local.phpmyadmin.test
 > Generating RSA private key, 2048 bit long modulus
 > Writing info to /etc/apache2/certs-selfsigned/local.phpmyadmin.test.info
 > Protecting the key with chmod 400 /etc/apache2/certs-selfsigned/local.phpmyadmin.test.key
 > Removing the temporary config file /tmp/openssl.cnf.r60k8l
⏳ Enabling local.phpmyadmin.test on config 008-local.phpmyadmin.test...
⚡ Restarting Apache2...
⚡ Restarting PHP8.3-FPM...
✅ VirtualHost local.phpmyadmin.test created successfully!

Ora, bisogna modificare il file hosts di Windows per inserire il puntamento locale al dominio local.phpmyadmin.test.

Per modificare il file hosts su Windows 11, possiamo:

  1. Usare i PowerToys. Per l'installazione e l'utilizzo, si rimanda alla guida ufficiale di Microsoft
  2. Modificare il file C:\Windows\System32\drivers\etc\hosts (consiglio di utilizzare Notepad++)

Dopodichè, aprire una command line di Windows in modalità privilegiata e lanciare ipconfig /flushdns

Finito

Complimenti! Se sei arrivato fino a questo punto, hai tutto quello che ti serve per lavorare, ed è possibile navigare sul proprio browser all'indirizzo https://local.phpmyadmin.test/setup/ per proseguire il setup di PhpMyAdmin.

Per creare altri VirtualHost per altri progetti, utilizzare sempre le stesse istruzioni seguite per il setup di PhpMyAdmin. Basterà far puntare il VirtualHost alla directory giusta del proprio progetto, e definire un nome di dominio fittizio che sarà reindirizzato dal file hosts verso 127.0.0.1

NOTE : per eliminare i VirtualHost creati tramite HTE-Cli, utilizzare il comando (Alias) hte-remove. Per listare tutti i VirtualHost creati tramite HTE-Cli, utilizzare il comando (Alias) hte-details

Step 4 - Installare una shell custom, NVM, e ottimizzare l'esperienza utente (opzionale)

Questi step sono opzionali e servono ad ottimizzare l'esperienza utente sulla console dei comandi di Linux (secondo le mie personali preferenze), oltre che ad installare nvm (Node Version Manager, per lavorare con Node, React, etc).

Il mio consiglio per i principianti è di installare la Bash Gash, che è una Bash minimale e colorata che funziona bene con git e ha un set completo di potenti alias che si adattano bene a questo ambiente LAMP+LAPP. Inoltre, Gash è una mia creazione. Se preferite usare ZSH, o qualsiasi altra shell custom, o non vi interessa questo step, sentitevi liberi di saltarlo.

1. Seguire le istruzioni di installazione della Bash Gash qui https://github.com/mauriziofonte/gash - in alternativa, installare ZSH, o qualunque altra shell di gradimento: io mi trovo bene con gash perchè è un tool che ho creato io, super minimale. Riporto un one-liner per installare Gash: wget -qO- https://raw.githubusercontent.com/mauriziofonte/gash/refs/heads/main/install.sh | bash 2. Lanciare wget -qO- https://raw.githubusercontent.com/nvm-sh/nvm/v0.40.2/install.sh | bash per installare NVM (per sviluppo NodeJS/React)

  1. Creare una coppia di chiavi pubblica/privata con il comando ssh-keygen -o -a 100 -t ed25519 -f ~/.ssh/nome_chiave -C "utente@computer" (comunicare il contenuto della chiave pubblica ~/.ssh/nome_chiave.pubal proprio team, che la userà per esempio per abilitare l'accesso ad un repository GIT privato.)
  2. Creare un collegamento alla home directory di Ubuntu raggiungibile dal proprio Desktop per visualizzare la home di Ubuntu tramite l'Esplora risorse di Windows: per farlo, cliccare sul Desktop con il tasto destro del Mouse, Selezionare Nuovo > Collegamento, e immettere nel percorso del collegamento la stringa \\wsl$\Ubuntu-24.04\home\NOME_UTENTE, dove NOME_UTENTE è il nome utente usato su Ubuntu. Opzionale : modificare l'icona del collegamento (consiglio questa: ubuntu-drive-icon.ico)
  3. Creare un collegamento alla Bash di Ubuntu raggiungibile dal proprio Desktop per avviare un nuovo terminale: per farlo, cliccare sul Desktop con il tasto destro del Mouse, Selezionare Nuovo > Collegamento, e immettere nel percorso del collegamento la stringa C:\Windows\System32\wsl.exe -d Ubuntu-24.04 bash -c "cd /home/NOME_UTENTE && bash", dove NOME_UTENTE è il nome utente usato su Ubuntu. Opzionale : modificare l'icona del collegamento (consiglio questa: ubuntu-icon.ico)

Nota: se hai deciso di non installare la Gash Bash, ti consiglio di dare un'occhiata al file confs/bash_local, che contiene un set di utili alias e configurazioni che puoi aggiungere al tuo file .bash_aliases (o al tuo file di configurazione della tua shell).

Step 5 - Installare VS Code per accedere ai file di progetto su WSL2

VS Code è totalmente integrato e compatibile con WSL2, nativamente.

Questo incrementa la produttività e semplifica tantissimo lo sviluppo.

Per installare e configurare VS Code con WSL2 è sufficiente:

  1. Installare VS Code scaricandolo da https://code.visualstudio.com/
  2. Aprire VS Code e premere la combinazione di comandi CTRL + SHIFT + x
  3. Installare l'estensione Remote - WSL
  4. Riavviare VS Code
  5. Aprire una console di Ubuntu, e portarsi su una directory a piacere, ad esempio ~/opt/ oppure ~/.config/composer
  6. Lanciare il comando code . e lasciare che il sistema installi quello che gli serve
  7. Fatto! Da questo momento sarà possibile modificare i file presenti su Ubuntu direttamente da VS Code installato su Windows.

Step 6 - Ottimizzare, con le estensioni consigliate, lo sviluppo web su VS Code

Qui riporto un elenco di plugin e configurazioni utili per lo sviluppo PHP su VS Code.

E' molto importante che la lista dei plugin che segue venga installata durante una sessione WSL all'interno di VS Code. Per farlo, portarsi su una directory qualsiasi di Ubuntu, ad esempio ~/opt/ oppure ~/.config/composer, e lanciare il comando code . Così facendo, si aprirà VS Code in una sessione WSL e i plugin (e le relative configurazioni di Environment di VS Code) verranno applicate a WSL2, e non su Windows.

Per ogni plugin, è sufficiente premere CTRL + SHIFT + x e digitare il nome del plugin da cercare.

  1. Cercare php cs fixer e installare la versione del plugin di junstyle https://github.com/junstyle/vscode-php-cs-fixer.git
  2. Cercare GitLens e installare la versione del plugin di Eric Amodio https://github.com/eamodio/vscode-gitlens
  3. Cercare Git History e installare la versione del plugin di Don Jayamanne, https://github.com/DonJayamanne/gitHistoryVSCode
  4. Cercare PHP Intelephense e installare la versione del plugin di Ben Mewburn, https://github.com/bmewburn/vscode-intelephense
  5. Cercare Prettier - Code Formatter e installare la versione del plugin di Prettier, https://github.com/prettier/prettier-vscode
  6. Cercare PHP DocBlocker e installare la versione del plugin di Nail Brayfield, https://github.com/neild3r/vscode-php-docblocker
  7. Cercare markdownlint e installare la versione del plugin di David Anson, https://github.com/DavidAnson/vscode-markdownlint
  8. Cercare Material Icon Theme e installare la versione del plugin di Philipp Kief, https://github.com/PKief/vscode-material-icon-theme

Una volta installati tutti i plugin, premere la combinazione di tasti CTRL + SHIFT + p, digitare JSON, e selezionare su Preferenze: Apri Impostazioni Remote (JSON) (WSL: Ubuntu-24.04) (se la lingua di VS Code è inglese, bisognerà selezionare Preferences: Open Remote Settings (JSON) (WSL: Ubuntu-24.04))

A questo punto, copia-incollare la configurazione JSON riportata nello snippet vscode.json, modificando la variabile ##LINUX_USERNAME## con il nome utente utilizzato su Ubuntu.

Questa configurazione contiene sia impostazioni di mia preferenza personale, sia impostazioni dedicate a far funzionare i vari formattatori e php cs fixer.

NOTA : la configurazione consigliata su vscode.json richiede l'installazione dei font Roboto Sans e Source Code Pro Il font Roboto Sans viene utilizzato per l'output sul terminale integrato, mentre il font Source Code Pro sarà il font utilizzato per il codice sorgente, file markdown, readme, insomma tutti gli editor di testo. Si omettono istruzioni precise e puntuali per l'installazione dei font su Windows. Tuttavia, è sufficiente scaricare i file ttf dei font, aprirli con Windows, e cliccare su Installa.

Ogni giorno, nella mia attività di consulente informatico, mi trovo a confrontarmi con aziende convinte che un server obsoleto sia comunque "sufficiente" a mantenere attivo il loro business. Questa convinzione, oltre che sbagliata, è estremamente pericolosa. I server datati non sono solo meno performanti, ma rappresentano soprattutto una minaccia silenziosa che può esplodere in qualsiasi momento, causando danni catastrofici.

Perché un server obsoleto è così pericoloso?

Forse stai pensando che aggiornare regolarmente server e sistemi operativi sia una semplice operazione di routine o una spesa accessoria. In realtà, la situazione è molto più critica:

  • Vulnerabilità non corrette: sistemi operativi e software obsoleti accumulano falle di sicurezza note che rappresentano punti di ingresso privilegiati per cyber criminali.
  • Costi di manutenzione crescenti: paradossalmente, mantenere un server obsoleto costa di più che gestirne uno aggiornato, perché richiede interventi continui di patch manuali, correzioni emergenziali e attività di troubleshooting.
  • Rischio compliance (GDPR/NIS2): se i tuoi sistemi non sono aggiornati, rischi sanzioni legali importanti per la mancata protezione di dati sensibili.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

"Ma il server funziona ancora bene…"

Uno degli errori più diffusi che ho riscontrato nelle aziende italiane è quello di ritenere che, se un server funziona, allora tutto vada bene. Nulla di più sbagliato: la sicurezza non è legata direttamente al funzionamento, ma alla capacità del sistema di resistere agli attacchi. Un vecchio sistema Debian o Ubuntu, magari non aggiornato da anni, è una porta aperta a exploit noti che qualsiasi criminale informatico può sfruttare.

"Il tuo server può funzionare perfettamente anche mentre qualcuno sta già accedendo ai tuoi dati sensibili, senza che tu lo sappia."

Segnali di pericolo che devi riconoscere subito

Esistono alcuni segnali chiave che indicano chiaramente che i tuoi server potrebbero essere già oltre la soglia di sicurezza accettabile:

  • Sistema operativo in End-of-Life (EOL): software non più supportato ufficialmente dal produttore, che non riceve più aggiornamenti di sicurezza (come Ubuntu 16.04 o Debian 9).
  • Software web obsoleti: ad esempio, Apache HTTP Server, PHP 5.x o vecchi MySQL 5.x. Ogni vulnerabilità nota rappresenta una minaccia costante.
  • Carenza di log o monitoraggio: se non hai configurato sistemi avanzati di logging e alerting come logrotate, Fail2Ban o Prometheus, significa che non hai alcun controllo reale sullo stato della sicurezza dei tuoi sistemi.

Se anche uno solo di questi punti rispecchia la tua situazione attuale, è il momento di intervenire immediatamente con un piano strutturato di aggiornamento e manutenzione preventiva.

Come affrontare concretamente il problema?

Nella mia esperienza, la soluzione efficace passa attraverso un processo chiaro e metodico:

  1. Audit iniziale approfondito: verificare lo stato attuale di sistemi e applicazioni.
  2. Identificazione e classificazione delle vulnerabilità: tramite strumenti di analisi avanzati come OpenVAS, Nmap e verifiche manuali.
  3. Pianificazione interventi di aggiornamento: passare progressivamente a sistemi aggiornati e sicuri, programmando migrazioni graduali per ridurre l'impatto sul business.
  4. Hardening e monitoraggio continuo: implementare procedure di sicurezza avanzate, come la riduzione della superficie di attacco (attack surface) tramite configurazioni mirate (fail2ban, regole firewall con iptables), e assicurare monitoraggio continuo dei sistemi tramite software come Nagios o Zabbix.

La buona notizia è che affrontare questo problema in modo strutturato non solo elimina i rischi immediati, ma ti consente di ottenere benefici anche sul lungo periodo: costi operativi ridotti, prestazioni migliorate e piena conformità alle normative vigenti.

Case Study: quando il peggio accade davvero

Voglio condividere brevemente con te un caso reale (anonimizzato) che ho affrontato personalmente, perché credo possa aiutarti a comprendere l'importanza di intervenire in anticipo.

Un'azienda aveva un server Debian 8 non aggiornato da oltre 5 anni, perché "funzionava ancora". Durante un fine settimana, un attacco ransomware ha cifrato ogni singolo file, inclusi i backup collegati. Il risultato è stato devastante: settimane di downtime, perdita totale dei dati di fatturazione, costi elevatissimi per il ripristino delle informazioni, e una pesante multa per violazione GDPR.

Se non vuoi correre lo stesso rischio, considera questo come un segnale d'allarme serio.

Non affidare la tua azienda alla fortuna

Come avrai capito, mantenere server aggiornati non è un lusso, ma una scelta strategica che protegge il futuro stesso del tuo business. Se non hai le competenze interne necessarie per valutare lo stato reale delle tue infrastrutture informatiche, non aspettare che sia troppo tardi.

Metto a tua disposizione la mia esperienza ultraventennale nella gestione, manutenzione e hardening dei sistemi IT. Se hai dubbi sulla tua situazione attuale o se vuoi semplicemente approfondire come posso aiutarti, consulta la mia pagina di presentazione oppure contattami subito per un consulto diretto.

Non aspettare che una vulnerabilità già nota diventi un problema reale. Agisci ora e metti al sicuro la tua azienda prima che sia troppo tardi.

Probabilmente non ci hai mai pensato seriamente, ma posso garantirti da esperienza diretta che una perdita di dati può letteralmente distruggere la tua azienda. Non devi dimenticare che i dati sono il patrimonio più importante della tua azienda, e non è solo riferito ai dati di fatturazione e dei Clienti, ma di know how aziendale. Nel corso della mia carriera, ho visto imprese fallire letteralmente dalla sera alla mattina per colpa di un incidente informatico o per una gestione negligente dei backup aziendali. La vera domanda è: sei assolutamente certo che la tua azienda sia al sicuro da simili rischi?

Il falso mito del "backup manuale"

Molte aziende con cui ho avuto a che fare negli ultimi vent'anni si affidano ancora al cosiddetto "backup manuale": un processo approssimativo e casuale, dove qualcuno periodicamente salva dati importanti su chiavette USB o hard disk esterni senza una vera strategia. Questo approccia nasconde rischi enormi, come ho potuto constatare personalmente in molti interventi di emergenza.

Ad esempio, in un caso specifico, un'azienda ha perso l’intero archivio delle proprie fatture a causa di un ransomware che ha cifrato sia i dati attuali, sia quelli sui backup "manuali", collegati costantemente ai PC. Situazioni del genere causano danni economici e legali che possono mettere in ginocchio qualunque impresa.

Backup automatici: perché sono imprescindibili?

Una strategia corretta e professionale prevede l'utilizzo di backup automatici e incrementali. Questi sistemi, basati su tecnologie come rsync o su servizi cloud specializzati, garantiscono che ogni modifica ai tuoi dati aziendali sia salvata in modo sicuro, automatico e verificabile, minimizzando così il rischio di perdita.

Nella mia attività consulenziale mi occupo personalmente di impostare soluzioni su misura, che siano aderenti alle reali esigenze di ogni singola azienda. Non solo tecnologie cloud (AWS, Google Cloud o Azure), ma anche soluzioni locali come NAS con sincronizzazione automatica e rotazione periodica dei supporti di backup, per garantire una protezione completa.

Gli errori più frequenti che puoi facilmente evitare

Nella mia esperienza diretta, ho visto ripetersi spesso gli stessi errori elementari nella gestione dei backup aziendali:

  • Mancanza di test regolari dei backup: avere un backup non verificato è come non averlo affatto.
  • Backup su dispositivi fisici collegati costantemente: così facendo, un attacco ransomware colpisce contemporaneamente dati originali e copie di sicurezza.
  • Assenza di una politica chiara e condivisa: il personale non qualificato tende a improvvisare, causando confusione e dimenticanze.
  • Scarsa frequenza dei backup: backup sporadici sono inutili per recuperare dati freschi, come ordini recenti, email importanti o documenti critici.

Il ruolo centrale di un piano di Disaster Recovery

Implementare un piano di Disaster Recovery (DR) efficace non è un'opzione facoltativa: oggi è una necessità imprescindibile per qualsiasi impresa che voglia sopravvivere e prosperare nel mondo digitale.

Un piano di DR ben fatto definisce in maniera chiara procedure operative, ruoli e responsabilità precise. Non si limita a stabilire come recuperare i dati, ma descrive dettagliatamente le operazioni per ripristinare completamente l’operatività aziendale. Si tratta di un'attività complessa che richiede competenze tecniche e strategiche avanzate: la stessa complessità che affronto quotidianamente con i miei clienti, affiancandoli nella definizione e nell’implementazione di soluzioni realmente sicure.

Se vuoi approfondire come posso aiutarti concretamente a migliorare la sicurezza dei tuoi backup e definire un piano di Disaster Recovery personalizzato per la tua realtà aziendale, puoi consultare il mio background professionale oppure contattarmi direttamente.

Backup e compliance normativa: hai considerato questo aspetto?

Non dimenticare che un'efficace politica di backup non è solo una questione tecnica, ma anche normativa. Il GDPR prevede infatti l’obbligo esplicito di tutelare i dati personali con strategie tecniche e organizzative adeguate, e la direttiva NIS2 impone alle aziende operanti in settori critici di garantire elevati standard di sicurezza e resilienza.

Trascurare questi aspetti significa esporre la tua azienda a multe pesanti e danni reputazionali gravissimi. Una gestione approssimativa dei backup rappresenta quindi non solo un problema operativo, ma anche legale.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

Il prossimo passo: cosa fare concretamente?

Se dopo aver letto queste informazioni senti di avere dubbi sulla qualità o l’affidabilità della tua politica di backup, la scelta migliore è intervenire subito.

Un audit approfondito da parte di un esperto può evidenziare eventuali vulnerabilità, fornendo soluzioni chiare e attuabili per mettere subito in sicurezza la tua azienda. Nella mia attività, questa è esattamente la tipologia di consulenza strategica e tecnica che offro ai miei clienti: un servizio personalizzato, orientato a garantire sicurezza, conformità normativa e tranquillità operativa.

Non aspettare un incidente informatico per agire. Se desideri proteggere seriamente il futuro della tua azienda, contattami ora: affronteremo insieme le tue esigenze, trasformando la gestione del rischio in un’opportunità di crescita.

In molti anni di esperienza come consulente IT ho visto una costante: molte aziende, soprattutto piccole e medie imprese italiane, sono convinte che la gestione "fai-da-te" delle proprie infrastrutture informatiche sia una scelta conveniente. Magari anche tu hai pensato che risparmiare sui costi IT fosse una buona idea. Tuttavia, la realtà mostra chiaramente che l'approccio del "meno costa, meglio è" può diventare rapidamente una trappola costosa e pericolosa. Di fatto, risparmiare diventa un costo nascosto.

Le insidie nascoste dietro le scelte amatoriali

L'informatica moderna è diventata così complessa e articolata che una gestione improvvisata espone inevitabilmente la tua azienda a seri rischi. Pensa alla sicurezza dei dati: forse non hai mai considerato che un errore di configurazione del tuo database MySQL, come una mancata restrizione degli accessi o un'insufficiente cifratura delle informazioni sensibili, può causare violazioni dei dati personali dei tuoi clienti, con conseguenti multe salatissime dovute alla mancata conformità al GDPR.

Lo stesso vale per la direttiva NIS2: se la tua azienda fa parte dei settori critici indicati dalla normativa, una gestione approssimativa della cybersecurity non è più una semplice leggerezza, ma un'infrazione che può causare danni economici e reputazionali gravissimi.

Riguardo la Compliance NIS2, ho redatto una campagna divulgativa molto dettagliata nominata NIS2 Awareness - Dettagli tecnico/operativi sulla Direttiva UE 2022/2555. Dedica un pò del tuo tempo a prendere consapevolezza sull'argomento: è vitale per il tuo business, anche se la tua azienda non dovesse rientrare nel campo d'applicazione normativo.

L'illusione del risparmio e la realtà dei costi nascosti

La decisione di non investire nella consulenza informatica specializzata spesso deriva da una valutazione superficiale dei costi. Si preferisce affidare la gestione tecnologica a personale interno non qualificato o al famoso "cugino esperto di computer". Questa scelta può sembrare economica a breve termine, ma nella mia esperienza diretta ho potuto constatare che quasi sempre porta a inefficienze operative enormi.

Ad esempio, se la tua azienda gestisce un e-commerce e il sistema informatico non è configurato correttamente, un semplice picco di traffico potrebbe causare downtime prolungati, facendo perdere vendite e clienti. Ho assistito a numerosi casi in cui una semplice configurazione errata di Apache, o l'assenza di un sistema di caching come Redis o Varnish, ha causato interruzioni di servizio drammatiche. Risultato? Perdite finanziarie molto superiori rispetto all'investimento che sarebbe stato necessario per una consulenza specializzata.

Perché la sicurezza non può essere improvvisata

La sicurezza informatica è un ambito estremamente delicato che richiede competenze avanzate. Hardening dei server, analisi del rischio, gestione delle vulnerabilità, formazione del personale: queste attività non possono essere improvvisate. Nel corso dei miei interventi ho rilevato spesso sistemi server obsoleti, vulnerabilità software non corrette da anni, password amministrative banali e prive di rotazione periodica. Ognuna di queste vulnerabilità è un ingresso spalancato a potenziali attaccanti.

Solo un professionista con anni di esperienza può individuare rapidamente questi punti deboli, proponendo soluzioni concrete e tempestive. Non è semplicemente una questione di tecnica, ma una visione strategica che solo chi ha gestito infrastrutture complesse è in grado di offrire.

Il consulente IT come partner strategico della tua azienda

A differenza della percezione comune che vede il consulente come una figura secondaria o facilmente sostituibile, ti garantisco che la consulenza strategica IT ha un impatto diretto sui risultati di business. Nel mio ruolo, non mi limito mai al semplice sviluppo tecnico, ma affianco la dirigenza nell'individuare soluzioni sostenibili, economicamente valide e a prova di futuro.

I miei clienti lo hanno compreso bene: non si tratta soltanto di risolvere problemi tecnici, ma di stabilire una partnership duratura, basata sulla fiducia e sulla qualità del lavoro svolto. Per capire meglio cosa posso fare concretamente per te e la tua azienda, puoi consultare il mio background professionale.

Come capire se hai già superato il limite

Forse ora ti stai chiedendo se la tua azienda è già oltre il limite dell'improvvisazione. Un piccolo test? Prova a rispondere a queste domande:

  • Sei sicuro che i backup aziendali siano sempre eseguiti correttamente e regolarmente testati?
  • Hai mai verificato se il tuo sistema web è vulnerabile a SQL Injection, Cross-Site Scripting o attacchi DDoS?
  • Sei certo che i tuoi collaboratori interni abbiano piena consapevolezza delle norme GDPR e delle direttive come NIS2?

Se hai dubbi anche solo su una di queste domande, è ora di affidarsi a qualcuno che sappia cosa fare per tutelare il tuo business.

Il passo successivo? Parlami della tua situazione

Se hai compreso che la gestione IT fai-da-te potrebbe essere più rischiosa di quanto immaginassi, allora è arrivato il momento di confrontarci direttamente. Non aspettare che sia un problema grave a convincerti che investire in una consulenza IT strategica non è solo utile, ma necessario.

Se vuoi discutere del tuo caso specifico, valutare rischi e opportunità, e capire come posso aiutarti a migliorare concretamente la sicurezza e l'efficienza della tua azienda, contattami subito. La mia esperienza ventennale è a tua disposizione per trasformare i rischi IT in solide opportunità di crescita.